POPULOUS, Isla Diferente
Se nessun uomo è un’isola, Populous è una Isla Diferente. In realtà, Isla Diferente sarebbe Lanzarote, nelle Canarie, dove Andrea Mangia ha composto tutte le nuove tracce nel gennaio-febbraio del 2024, durante un mese di residenza artistica, co-producendole assieme a Rocco Rampino (Congorock), con mix e master a cura di Bot (ex Crookers). Una terra di natura selvaggia perfettamente rappresentata dalla copertina surrealista di Daniele Castellano, che ha da poco curato l’artwork dell’altro album-ecosistema dell’anno, quello di Laura Agnusdei. Ma è così, un’isola, e differente, anche la musica del beatmaker, sound designer, DJ e musicologo leccese, almeno dal 2014-2017 dell’accoppiata Night Safari-Azulejos, i dischi che lo hanno rivelato ovunque, imponendolo nell’alta sartoria dell’elettronica italiana più internazionale in assoluto, fresca e cristallina, eppure pervasa da innumerevoli influenze world. Una musica latina nelle ritmiche, in chiave però elegante, moderna e sperimentale, contro ogni approssimazione da infradito, e al contempo ambient, da cui il nome dell’etichetta, Latinambient appunto, che Mangia ha appena fondato con spirito d’avventura.
I pad di “La Isla Diferente” ci introducono in questa landa meravigliosa (È un altro mondo? Oppure un altro modo di pensare?), gli stessi pad ripresi e processati nella conclusione d’atmosfera di “Abrazo”. Nel mezzo, si compie una spedizione che va all’indietro e in avanti, agitando il corpo e allargando la mente. La dream house di “Luna Ácida”, con i napoletani Fuera, riscalda. “Picón” è colpo di genio nel campionare in scioltezza la ghiaia vulcanica calpestata in loco, trasportandoci in un giro allucinogeno, dal giusto passo reggaeton ibridato con la dubstep, mentre flauti esoterici richiamano all’appello chissà quali creature della notte. Colpo di genio come “Objectos Enterrados”, nel titolo omaggio a un quadro dell’artista e architetto isolano César Manrique, nella resa sonora evocazione di voci extra-umane a opera di Elasi e Machweo. Ascoltandolo, sembra proprio di andare a diseppellire una piccola gemma che emana magiche eco mediterranee.
Isla Diferente arriva dopo Moonbatons, un 12” di brani dark moombahton ispirati allo zodiaco, e arriva dopo Stasi, riflessione downtempo con “Luna Liquida” che si poneva in complementare successione alle canzoni da pista queer con eterogenei ospiti femminili contenute in W. In Isla Diferente, allora, convivono sogni lunari e groove materici, per quella che dovrebbe essere una ecstatic dance in grado di innescare movimento e trascendenza psichedelica, facendo ricorso quando a percussioni e chitarrine da pennichella (una “Bianco Y Verde” che restituisce i colori delle tipiche abitazioni del posto) quando a marimbe sotto trattamento (“Exotic Veneno”). Le voci chiamate per l’occasione in causa sono quelle della cantante franco-messicana Eva de Marce, in una sinuosa “Pa ke te” gestita da signore delle nu cumbie, e dell’arpista portoricana Esotérica Tropical, nella morbida e più tradizionale ballad pop “Suelta”. È però il performer costaricano Javie Arce, trasformato in guida per gli ascoltatori-escursionisti, ad animare il pezzo-chiave “Casa Bolero”, ispirato come l’intero lavoro al senso di ipnotica circolarità del Bolero di Ravel. Eccoci qui, persi nell’isola. Beatitudine e delirio a Lanzarote.