LA PIRAMIDE DI SANGUE, Sette

La Piramide Di Sangue

Torna in pista il settetto torinese, e lo fa avendo bene in mente quelle che sono alcune caratteristiche della nuova psichedelia italiana (predilezione per composizioni strumentali e continuo omaggio a mondi lontani). Se “Tebe” era una sorta di compendio di sonorità che partivano dalla mente di Gianni Giublena Rosacroce (Stefano Isaia), questo Sette (che esce in vinile come il precedente) sa invece di risultato più coeso, nel senso che le idee del primo album qui vengono esposte con maggiore chiarezza. perché è la band stessa ad essere più rodata. La ricetta è quella che conosciamo: clarinetto che fa la melodia portante, sezione ritmica con batteria in modalità “pestona” (in particolare quella della complessa “Reggio Galassia”) e chitarre che potrebbe apprezzare il John Zorn epoca Naked City, ma lo affermammo già ai tempi del primo lp. “Jetem” ha quella foga free che non manca di caratterizzare la band, tra dissonanze, pause improvvise e voce fuori controllo, ma la vera novità è una vena ballabile che non ti aspetti: il dittico “Non È Mia È Di Dio” e “Aperti Alle Sette” spinge l’acceleratore verso ritmi forsennati che centrano il bersaglio – la seconda è una super traccia, devo ammettere – e cattura l’attenzione sin dal primo ascolto. Più o meno sulle stesse corde è poi l’ammaliante melodia di “Esoterica Porta Palazzo” (che titolo!), tutta mosse e saliscendi melodici, con le chitarre che si intrecciano felici (e quelle percussioni nel finale). A dirla tutta il brano sembra uno stranito incrocio tra Secret Chiefs 3 e Donato Epiro perso nel suo flauto (come a dire due mondi all’apparenza distanti che finalmente si incontrano). Chiusura per la lunga e potente “La Guerra Non Finirà”, summa programmatica di questo lavoro, che si fa apprezzare ascolto dopo ascolto e che conferma la bontà di un progetto che ha idee da vendere.