PHOBONOID, Orbita

Orbita

Orbita, debutto del progetto solista Phobonoid, narra la fine della civiltà su Marte così come viene testimoniata da una delle sue lune, Phobos. In realtà, l’intero concept ruota sulle omonimie tra i due satelliti del pianeta rosso, Deimos e Phobos appunto, con i corrispondenti personaggi mitologici che di Ares (Marte) sono figli e che nel pantheon greco personificano terrore e paura, un immaginario forte su cui viene costruito un lavoro a cavallo tra black metal, atmosfere doom e industrial/ambient dal forte taglio cinematografico. La formula è utilizzata in maniera personale e riesce a raggiungere lo scopo prefissato, quello cioè di unire richiami mitologici e mood spacey, per uno strano mix che potremmo definire – con le dovute virgolette d’obbligo – la risposta black metal ai primi Voi-Vod, per quel piglio sci-fi che ne permea l’incedere. Niente male davvero, soprattutto se si considera come certe sonorità basino gran parte della propria efficacia sulla capacità di trasmettere sensazioni e stati d’animo, così da condividere con l’ascoltatore una sorta di viaggio per immagini sonore. Da questo punto di vista la missione di Orbita può definirsi un successo, tanto che in alcuni momenti sembra assumere i contorni di una colonna sonora e basta chiudere gli occhi per immaginarsi la maestosa imponenza degli eventi commentati, con l’intrecciarsi di elementi classici e futuribili all’interno di un immaginario da mondo parallelo con opliti a bordo di astronavi e centauri che girano per la superficie di Marte. Seppure non si sconvolgano le regole del gioco e non si scopra qualche inusitata forma espressiva, il gioco vale la candela e Phobonoid si rivela un progetto meritevole di essere seguito anche in futuro, proprio per l’interessante intreccio e la personalità dimostrata all’interno di questo debutto.