OVO, Creatura

ovo

Quello tra gli OvO e Dio Drone era in fondo un incontro quasi necessario, visto il ruolo e la rilevanza sempre maggiori che l’etichetta è riuscita a ritagliarsi all’interno del panorama nazionale, un risultato raggiunto grazie al coraggio e alla innegabile capacità di unire con un pizzico di incoscienza forme e linguaggi estremi di estrazione differente, si tratti di hardcore, ambient, noise o metal, magari fatti collidere tra loro con autentico spirito iconoclasta. Insomma, la casa perfetta per accogliere la Creatura degli OvO, una mutazione essa stessa di quanto espresso finora dal duo, un nuovo gradino evolutivo in cui acquista sempre più rilevanza la componente elettronica/industrial, soprattutto nell’approccio e nel modus operandi, con richiami evidenti alle storiche contaminazioni di casa Earache (Godflesh su tutti, ma anche Scorn, Pitchshifter, O.L.D. e persino certe istanze dub) dalle quali i due prendono la creta con cui costruire la propria personalissima e subito riconoscibile cattedrale all’eresia sonora. Ci sono un pulsare continuo, un battere ossessivo, digerito e risputato sull’ascoltatore, e la freddezza meccanica dell’industrial nelle sue forme più concrete e autentiche, verrebbe da dire caustiche per la capacità di aprire squarci e corrodere la sostanza musicale. Restano importante l’alternarsi di pieni e vuoti, le esplosioni di furia in cui chitarra e batteria deflagrano sull’ascoltatore a sostenere le urla feroci che squarciano l’aria come nel finale di una tragedia greca, ma il tutto è gestito attraverso gli occhi di un dottor Frankenstein in lotta sia con il creatore che con la scienza ufficiale, desideroso di dimostrare come la vita sia prima di tutto un atto di volontà puro e libero da dogmi di qualsiasi tipo o natura. Per dovere di cronaca e completezza di informazione, i sample utilizzati sono curati – oltre che da Dorella – da alcuni famigerati dissezionatori (Morkobot, Reeks, Uochi Toki, Dining Rooms, a034), mentre il tutto è stato seguito da Stecconi, Favero e infine Versari, che si è occupato del mastering. Infine, ciliegina sulla torta, Coito Negato ha creato l’artwork su un’idea della Pedretti, la quale per inciso ha dato vita ad alcune linee vocali a dir poco impressionanti.

A questo punto il quadro di una delle uscite che hanno segnato il 2016 con un botto finale è completo e non resta che lasciarvi liberi di ascoltarlo in tutta la sua furia mutante.