NZIRIA, XXYBRID

Tra le più interessanti sorprese dell’anno finora c’è senz’altro XXYBRID di NZIRIA, l’esordio del nuovo progetto di Tullia Benedicta, da Ravenna, con un importante periodo londinese e un paio di album già alle spalle (il primo dei quali patrocinato da Glen Johnson dei Piano Magic).

L’ibrido di cui si parla è fra elettronica, andando dalla sperimentazione noise alla techno hardcore, e retroterra neomelodico italiano, rivolto alle proprie origini napoletane, ma c’è molto, molto di più. Nonostante tutto sia stato registrato durante il lockdown, concentrandosi su inneschi prettamente emotivi e ispirandosi alla Psicomagia di Jodorowsky, qui non c’è niente di accomodante. Veicolati dall’etichetta di Gabber Eleganza, Never Sleep, gli otto brani in scaletta rielaborano le tradizioni (“E Riavule”, con il ricorso alla figura del Femminiello, “Hard Tarantella”) e spingono quindi per forza di cose all’avventura della contaminazione, quella che fa coesistere strumentali avant (l’emblematico “Sospeso”), linee digitali che abbracciano cadenze da club e trance music (“Jesce Sole”, lo spoken estatico con field recordings della sinestetica “Te A Lun E O Mar”), orecchiabilità in dialetto partenopeo, simbologia un po’ sacra un po’ pagana ed estremo sentimentalismo aggiornato a un tempo queer e non binario, in tenace contrasto con gli stereotipi del passato (“Amam Ancora”, “Pensiero”, “O Dolor”).

NZIRIA sta a significare il capriccio ostinato e fine a sé stesso dei bambini e piace questo pseudonimo per questo gioco da grandi condotto con lucidissima ispirazione. Dalla malafemmina a una nuova specie che ha appena iniziato a mutare.