NOT MOVING, Flash On You

NOT MOVING, Flash On You

Ho avuto modo di vedere dal vivo i Not Moving per la reunion che fecero nel 2006, dopo l’uscita di un box “cd + dvd” a opera di Go Down Records. Già allora li conoscevo, anche se solo di fama (e per via di qualche pezzo ascoltato qua e là), perché il loro chitarrista era quel Dome La Muerte dei CCM, il cui lp Into The Void è da sempre in cima alle mie preferenze in campo hardcore.

Flash On You è il secondo album dei Not Moving, uscito nel lontano 1988, che segna un deciso cambiamento nei gusti e nel modo di suonare della band pisano/piacentina, anche perché si stavano già formando i primi dissapori all’interno dell’organico, che sarebbero sfociati nella dipartita dello storico bassista Dany D. Il sound del gruppo, dicevo, si evolve, incorporando elementi più rock, funk, country, ma sempre con quel tocco punk/new wave decadente che è un marchio di fabbrica. Lilith oscilla fra l’annoiato e l’arrabbiato, fornendo una prestazione vocale maiuscola, in grado di conferire all’insieme grande calore e pathos, che contribuiscono a rendere l’atmosfera di questo disco “elettrizzante”. Ho sempre considerato Dome La Muerte un grandissimo chitarrista, a cui spesso non è stato riconosciuto il giusto valore: qui è semplicemente ipnotico e riesce a disegnare un vortice sonoro coinvolgente e magnetico. La batteria di Tony Face è essenziale, scarna e asciutta: con il suo tocco preciso ma deciso, conferisce il giusto apporto ritmico all’impasto sonoro. Non sono troppo sicuro di chi suoni il basso, se il già menzionato Dany D o il sostituto Luigi Milani, ma propendo per il primo: in ogni caso il lavoro svolto alle quattro corde è veramente di ottima fattura, conferendo maggior coesione al tutto. Dulcis in fundo le tastiere di Marielle Severine Rocchetta, che infondono al tutto il misticismo giusto, con note potenti ma anche sapientemente languide e dolci, quasi fosse una  gran sacerdotessa che ci introduce al culto dei Not Moving. Tra i pezzi spicca l’omaggio “A Pray For Jimy”, dedicata al leggedario Hendrix, in cui il talento chitarristico di Dome La Muerte viene fuori in maniera prepotente. Al tutto si aggiungono tre pezzi che, setacciando le tracklist della loro discografia non ho rilevato in nessuna uscita. Un album meraviglioso, in bilico fra rock, punk, acid, funky, country e new wave. Un album assolutamente da riscoprire.