NORTHWOODS, Wasteland [+ full album stream]

La “pacca”. A un certo punto dalle mie parti – non so se sia iniziata qui o altrove – abbiamo cominciato a dire “quel gruppo ha la pacca” per far capire al volo che suona potente, d’impatto, come qualcuno con le mani grosse e un po’ inelegante. Se in certi generi non ce l’hai, è un problema grave. Wasteland dei Northwoods parte e dà subito quel colpo che – anche quando lo senti lontano – istintivamente ti fa abbassare la testa o proteggere il viso con la mano. È un disco incattivito, nervoso e soprattutto conciso: otto pezzi che stanno sotto la mezzora complessiva, comunque costruiti con incastri sempre diversi, cambi di tempo indovinati (sanno anche procedere lenti e tristissimi) e una voce ultra-abrasiva, sempre all’altezza del compito. Come intuibile, i testi sono rabbiosi e disillusi: interessante quello di “City 40”, storia vera (URSS, esperimenti nucleari segreti, danni alla popolazione) ma clamorosamente distopica, per usare un termine di moda. A pensarci bene, lo stesso nome della band richiama qualcosa che appartiene al medesimo periodo storico ed è altrettanto fantascientifico (USA, terrorismo sui propri cittadini), e non dimentichiamo la copertina spaziale: si tratta di un immaginario che, con tutto il suo bagaglio di metafore sul non-senso della vita, andrebbe sfruttato ancora di più.

Nel momento in cui un gruppo che si muove in una zona delimitata all’incirca da Unsane – Botch – Breach registra un disco in cui mena, non perde tempo e mostra un minimo di fantasia, può già dirsi soddisfatto e non gli resta che chiedersi come restare su questo livello, magari andando un po’ in giro a suonare, cosa che tra l’altro ha già fatto, segno che non stiamo parlando di gente stupida. Ai Northwoods, evidentemente, non interessa l’innovazione in senso assoluto, ma intanto hanno la pacca…