NOCTURNUS AD, Paradox

NOCTURNUS AD, Paradox

Devo ammettere di aver avuto un approccio a questo disco assolutamente pregiudiziale. I ritorni dei gruppi storici, soprattutto con formazioni molto rimaneggiate, mi lasciano sempre perplesso. Due domande mi sorgono spontanee: dove sono stati fino ad ora? Perché non fare qualcosa di nuovo invece di giocare sul sicuro, se la voglia di suonare è così irrefrenabile?

Per capire il ritorno dei Nocturnus bisogna brevemente riassumere una storia fra le più complicate del death metal, in cui l’attore principale è Mike Browning. Browning, dopo aver registrato batteria e voce in Abominations Of Desolation dei Morbid Angel nel 1986, forma gli Incubus insieme al bassista Sterling Von Scarborough (anche lui ex Morbid Angel) e al chitarrista Gino Marino. Questi tre registrano un demo nel 1987, uscito anche in 7″. Subito dopo Browning e Marino formano i Nocturnus insieme a Richard Bateman al basso e Vincent Crowley (futuro fondatore degli Acheron), e con quest’assetto esce il primo omonimo demo dei Nocturnus, sempre nel 1987. Il secondo demo del 1988 vede l’ingresso decisivo di Louis Panzer alla tastiera e di Mike Davis alla chitarra al posto di Vincent Crowley (oltre a Jeff Estes al posto di Bateman al basso): saranno proprio questi due innesti a forgiare il classico suono Nocturnus che tutti ricordano. Nel fondamentale album The Key del 1990 Gino Marino viene sostituito da Sean McNenney. Nel successivo Thresholds, oggettivamente non all’altezza di The Key pur essendo un bell’album, Mike Browning cede il microfono a Dan Izzo. A questo punto il gruppo implode, la fazione Davis/Panzer butta fuori dal gruppo Browning e mette addirittura il copyright sul nome Nocturnus. Seguono un 7″ niente male nel 1993 e un disco bruttino, Ethereal Tomb, nel 1999. Nello stesso anno Browning, insieme a Marino e Bateman, rimette insieme la line-up del primo demo dei Nocturnus col nome di Nocturnus AD, dove “AD” sta per After Death, dal classico pezzo dei Nocturnus “B.C. A.D.”, scritto dallo stesso Browning. Nel 2000 i Nocturnus AD diventano After Death col solo Browning superstite. Vengono registrati alcuni demo, poi usciti insieme nel 2007, e uno split coi cileni Unaussprechlichen Kulten uscito nel 2012. Il death metal degli After Death ha punti di contatto con i Nocturnus ma, lodevolmente, conserva una forte autonomia creativa. A questo punto il gruppo sparisce dal radar. Ma ecco che nel 2019 gli After Death cambiano di nuovo nome in Nocturnus AD. Il risultato è questo Paradox, che si allontana dal suono degli After Death per ritornare palesemente a The Key, di cui è il seguito dal punto di vista del concept fantascientifico, della copertina e, soprattutto, musicale. Questo è quanto, giudicate voi: Browning ha molte scusanti e molti diritti, ma per me rimane un’operazione fondamentalmente da “paraculo”, un voler giocare sul sicuro (per tornare alle domande iniziali) quanto a riscontro, invece di continuare il percorso creativo degli After Death, il cui seguito non era certo oceanico. Senza nulla togliere a Paradox, che è un bel disco, ci troviamo però in mano una caricatura di The Key. Il confronto è inevitabile, viste le premesse. La musica è molto coerente con The Key, ai limiti del plagio: l’effetto nostalgia è garantito per chi, come me, ama quel capolavoro. L’intrecciarsi così ben architettato di riff e tastiera rimane un unicum nel death metal, floridiano e non solo. Però – e qui arriviamo ai “però” – lo stile della chitarra solista è una imitazione sbiadita di quello dell’inimitabile Mike Davis. La voce di Browning ha inoltre perso un po’ di mordente nel corso degli anni.

Quest’album sta ottenendo grandi consensi in giro, per certi versi a ragione. Per quanto mi riguarda, sebbene non possa e non voglia mettere in discussione l’onestà intellettuale di Browning, penso  non valga “l’originale” The Key: se ci si vuole confrontare col passato, allora bisogna anche saper fare di meglio.