NIMH, Iron And Ice

Nimh è riconoscibile, ma non statico. C’è una matrice precisa – lo testimoniano le collaborazioni con Maurizio Bianchi, Amon, Antikatechon e soprattutto con Robin Storey degli Zoviet France – e una contaminazione ampiamente storicizzata come quella etnica. Stabilito questo, Iron And Ice non è del tutto uguale ai molti dischi precedenti di Nimh: il coro di voci femminili della title-track è un’aggiunta buona anche se non nuova, gli strumenti a fiato riverberati di “Grey Zone” fanno incredibilmente pensare al dub, l’uso di strumentazione tradizionale per ottenere ritmi moderni di “Tharon Trail” è pazzesco, davvero stupefacente anche perché manca agli altri pezzi a cui Nimh aggiunge percussioni, un difetto già riscontrabile nella collaborazione con Storey (per farla breve, serve ancora un lavoro sulla qualità dei suoni scelti).

Iron And Ice esce per Silentes in 200 copie con zero promozione, dunque ce la stiamo raccontando tra i soliti cento in tutto il mondo, ma non si sa mai…