NICK CAVE & THE BAD SEEDS, Push The Sky Away

Push The Sky Away

Per parlare di questo disco bisognerebbe fare una piccola premessa riguardante il ruolo dei Bad Seeds nella musica di Nick Cave, poiché alle volte si tende a parlare troppo del capo e troppo poco di coloro che, detta brutalmente, lavorano per lui. Abbiamo visto, qualche anno fa, quanto l’abbandono del gruppo da parte di Blixa Bargeld sia stato rilevante e  quanto lo sia stato quello recente di Mick Harvey. Anche Mick era uno che nelle canzoni di Cave ci metteva del suo: un musicista che il pezzo te lo sa cambiare e che talvolta ti firma anche la musica. Questo viene spesse volte dato per scontato: troppo facile parlare di Nick Cave, quando in realtà ci si dovrebbe riferire a Nick Cave & The Bad Seeds, pensandoli come un gruppo vero e proprio, nel quale il singolo membro diviene determinante (quasi) quanto il leader. Ponendo l’attenzione sul nuovo Push The Sky Away, non si può non nominare il polistrumentista Warren Ellis, ormai sempre più il braccio destro del songwriter, che lo ha affiancato nella composizione di varie colonne sonore, nel progetto Grinderman e, ovviamente, nei Bad Seeds, nei quali col passare negli anni la sua presenza e le sue idee si sono fatte sempre più influenti e decisive, fino a che non s’è costituito l’inscindibile binomio Cave/Ellis, che ritroviamo anche nel disco in questione. Un binomio che di fatto funziona, essendo questa la miglior prova dell’australiano e compagni da No More Shall We Part a oggi. Quanto meno, quella più capace di smuovere qualcosa all’interno di una discografia che da Nocturama in poi ha cominciato ad avvicinarsi inesorabilmente alla maniera, pur senza perdere il suo marchio di qualità. Qui l’ispirazione è elevatissima e rievoca quella dei tempi migliori: spettri coheniani passano attraverso una musica a tratti delicata, ricca di sfumature che emergono con molteplici ascolti, mentre su di essa si muove una voce mai così notturna, calda e matura, subito riconoscibile dopo un pugno di note. Moltissime chitarre (acustiche o elettriche poco importa), un piano che riaffiora qua e là in pochi momenti e tocchi di strumenti ad arco e a corda a opera dello stesso Ellis, “fautore” anche di quegli accenni d’elettronica che si sentono sottotraccia (suoni che non infastidiscono l’ascoltatore purista, ma che impreziosiscono i brani e li proiettano verso un futuro che per Nick Cave sembra più roseo del previsto). Un disco, dunque, imperfetto ma intenso, di notevole scrittura e vincente nell’arrangiamento, per niente telefonato o prevedibile, nonostante la fortissima tendenza alla ballata, perdonabile a un uomo che ha ormai abbondantemente superato il mezzo secolo d’età. Push The Sky Away è un piccolo tassello che riapre l’esperienza Nick Cave & The Bad Seeds e la rimette più in luce di quanto non lo fosse già prima. Necessario.

Tracklist

01. We No Who U R
02. Wide Lovely Eyes
03. Water’s Edge
04. Jubilee Street
05. Mermaids
06. We Real Cool
07. Finishing Jubilee Street
08. Higgs Boson Blues
09. Push The Sky Away