NAZAR, Guerrilla

NAZAR, Guerrilla

La musica elettronica può essere completamente e inequivocabilmente politica?

La maggior parte della musica non narrativa tende ad evitare di adottare posizioni politiche assolute, concentrandosi sulle varie proprietà del suono stesso. Con notevoli eccezioni, le opinioni politiche degli artisti di musica elettronica e sperimentale possono essere dedotte solo da aspetti secondari come i titoli dei brani, la copertina o le immagini che decidono di usare. La famiglia del 25enne Nazar è originaria dell’Angola, anche se lui è nato in Belgio e vive a Manchester. Con titoli come “FIM-92 Stinger”, “UN Sanctions” e “Arms Deal” è abbastanza chiaro che vuole fare musica senza dubbio politica.

L’arma prescelta da Nazar è il kuduro, un mix duro ma ballabile di influenze angolane impostato su un ritmo 4/4. Chiama la sua versione “rough kuduro”, cioè un kuduro mescolato con un suono Hyperdub abbastanza riconoscibile, con radici nel dubstep e nella bass music. Se il kuduro di Nazar è rough nell’impegno politico, musicalmente è quasi ascetico, con spazi minacciosi che lasciano posto a linee di basso sintetico mescolate con grani vocali.

Un grave pericolo per la musica elettronica politica è cadere nel tokenismo (principio o pratica di fare concessioni minime a gruppi minoritari come gesto simbolico, fonte qui), ma per fortuna a Guerilla non succede. La visione dell’Angola e dei suoi numerosi conflitti è sposata con una relazione molto personale con il luogo e la famiglia. Dopotutto, è impossibile vivere la storia familiare pienamente senza prima confrontare le cicatrici collettive della storia.

Nonostante la brutalità, l’album è molto più elegante di quanto si possa pensare, con una produzione e un mastering molto “grossi”. Prendiamo “Diverted”, dove Nazar usa gli snippet vocali e pattern di batteria comuni al kuduro ma li ricanalizza completamente, non servendosene come motivo dominante, ma riempiendo lo spazio circostante con oscillazioni controllate con attenzione, bassi liquidi e frammenti violenti. Oppure “Immortal”, con il suo sub bass melodico e rumori digitali scattati precisamente ma non per questo in modo prevedibile.
“Mother” inizia con un sample vocale della madre dell’artista: in un album così denso, le sue corde invertite e i chorus distanti sembrano le valvole della memoria che finalmente si aprono dopo anni di repressione.

Se, componendo Guerilla, l’idea di Nazar era quella di affrontare i ricordi familiari dell’Angola, anche quelli brutti, stabilendo nel contempo una propria visione musicale e politica, è di certo sulla buona strada.