NAUDIZ, Wulfasa Kunja

Qualche mese fa su queste pagine vi abbiamo presentato, con toni entusiastici, il demo dei Serpent Ritual, che dimostra come anche a Roma ci siano ottime band black metal. In quella recensione abbiamo anche fatto il nome dei Naudiz, che coi Serpent Ritual condividono parte della formazione. Si erano fatti notare tre anni fa con un full length, Aftur Till Ginnungagaps, uscito in cassetta per la Heidens Hart Records e in cd per la Legion Blotan Records & Distribution: un buon disco con un piglio leggermente lo-fi, nel complesso molto convincente.

Questo nuovo Wulfasa Kunja continua il discorso affrontato in precedenza senza presentare nessun tipo di evoluzione a livello stilistico, facendolo avanzare grazie a un songwriting molto più maturo. I nomi di riferimento sono rimasti gli stessi: nonostante il gruppo canti in lingua norrena e incentri i testi per lo più sulla mitologia nordica, qui la principale ispirazione sono i Darkthrone degli anni d’oro e Ildjarn, non gli Enslaved, come magari un potrebbe pensare. Diversamente dalla prima fatica in studio, inoltre, i brani sono molto più incalzanti e con uno stile in qualche modo più prossimo a Celtic Frost ed Hellhammer. I Naudiz, comunque, non hanno perso il gusto per le piogge di blastbeat primordiali, lo si evince da “Loki”, “Angrboda” e dalla title-track. La produzione è migliorata in modo netto: il sound è più limpido ma anche più aggressivo, perfetto per un album del genere. L’ottimo artwork è opera di Timo Ketola, tra i migliori illustratori in circolazione, che molti ricorderanno per il suo lavoro per i Teitanblood su Seven Chalices.

Iron Bonehead si è fatta avanti per produrre in cd e in lp quest’album, recentemente stampato anche su tape dalla nostrana Iron Tyrant: Wulfasa Kunja è senz’ombra di dubbio un buon disco black metal, che i veri fan del genere apprezzeranno di sicuro. I Naudiz passano alla grande questa prova, dimostrandosi un gruppo valido nel suo contesto d’appartenenza, anche molto credibile per come propone un concept spesso restituito in maniera banale e “coatta” da un sacco di formazioni alla Amon Amarth, con tanto di martello di Thor, Drakkar e altre cose francamente evitabili.

Se cercate black metal nero come la pece, siete a posto, altrimenti potete anche passare oltre.