NATE HALL, The Center Of The Earth

Nate Hall, già conosciuto e apprezzato grazie ai suoi U.S. Christmas, torna con un nuovo lavoro solista (il quinto) per voce e chitarra, un’opera in cui le atmosfere calde e crepuscolari della tradizione americana si sporcano e prendono vita ai margini, in qualche trailer park o in una casupola persa nei boschi, lontano dalla furia del qui e ora, dalla necessità di seguire qualche moda o di produrre qualche risultato in linea con le aspettative. La voce che a tratti si rompe e sembra seguire un percorso tutto suo, la chitarra che scopre l’elettricità e sembra partire verso la California psichedelica, il tutto distante dai luoghi comuni e dotata di quel retrogusto degli Appalachi che da sempre accompagna i progetti di Hall. Si flirta con Neil Young e Townes Van Zandt, ma anche con vecchi compagni di label e mentori come Scott Kelly e Steve Von Till, con cui condivide il mood dolente e sofferto, quell’atmosfera a cavallo tra visioni apocalittiche e ben più terrene sconfitte quotidiane.

Che Nate sappia il fatto suo appare evidente lungo tutto l’album, una lunga cavalcata attraverso differenti umori e linguaggi legati dalla sua voce e dal suo tocco ormai immediatamente riconoscibile, quasi si trattasse di uno sciamano che narra antiche leggende attorno al fuoco con la voce tremolante e i ricordi che vagano in libertà per il peyote. The Center Of The Earth è un disco sfaccettato e dalle molte sfumature, mai uguale a sé stesso e dotato di alcuni colpi da vero fuoriclasse, comunque sempre meritevole del tempo speso, del resto ormai Nate ha dalla sua l’autenticità di chi ha scelto di portare fino in fondo la propria visione (non solo artistica) e l’esperienza di chi certi suoni li ha seguiti risalendo fino alla loro fonte. Un lavoro confortevole e adatto a chiudere le giornate, per disintossicarsi dalle nostre frustrazioni e che non manca di far provare la voglia di una vita più semplice, magari lontano dalla società schizofrenica in cui viviamo.