NAGA, Void Cult Rising [+ il video di “Thanatou”]

Sono passati già cinque anni da quando i Naga hanno dato uno scossone al panorama doom con HĒN, disco in grado di colpire il centro e lanciare senza troppa fatica il nome del trio tra le teste di serie della scena estrema nazionale. Un silenzio interrotto solo dall’ep Inanimate, al cui interno trovavano posto tre brani originali e un tributo ai Fang, formazione di culto e già celebrata da alcuni big, ma che non ci si sarebbe aspettati di trovare rivisitata su lidi simili.

Questo nuovo album esce per la sempre più interessante e coraggiosa Spikerot Records e presenta una band ancora più cupa e oscura, che vira con maggior decisione verso un mood blackened ed è intenzionata a riproporre atmosfere funeree per tracciare un affresco che nelle stesse parole dei musicisti va a toccare il tema della morte sia da un punto di vista personale, sia globale, come termine ultimo di ogni cosa. Il risultato è di un realismo inquietante: l’ascoltatore si trova alle prese con un malessere palpabile, perché i suoni vengono indirizzati a colpire le corde più intime e a rappresentare il vuoto e la perdita senza abbellimenti o manierismi di sorta. Al solito, la cura con cui ogni elemento viene selezionato e innestato all’interno della scrittura, si tratti di un feedback o di un flirtare con certo umore dark ambient, con un arpeggio ricco di malinconia o un crescendo corale, concorre ad aggiungere dettagli e ad aumentare la presa dell’insieme, così da confermare come i Naga non abbiano dimenticato, nonostante il nuovo corso e l’inasprimento del proprio linguaggio, quelle caratteristiche che ne avevano fatto un piccolo caso e ne avevano determinato l’ingresso tra i nomi da tenere d’occhio. Tutto gira come dovrebbe, l’insieme è pesante come un macigno e non lascia scampo, eppure non si fatica a proseguire il viaggio e si finisce persino per provare una sorta di confortevole tepore tra le sue pieghe funeree, come quando si passa accanto ad un incidente e non si riesce a distogliere lo sguardo con un misto di ribrezzo e morbosa attrazione per la fine della vita. Non siamo di fronte, però, ad uno spettacolo grand guignol o splatter, nulla ci rassicura sul fatto che si tratti in fondo di una mera finzione da guardare al sicuro della nostra casa, perché i Naga hanno cercato di evitare proprio questo effetto tranquillizzante e lo hanno fatto in modo alquanto convincente.

Oggi, vi proponiamo come antipasto in anteprima il brano “Thanatou” e lasciamo che a descriverlo siano le parole di Lorenzo De Stefano (voce e chitarre):

“Thanatou” rientra a pieno nel climax di Void Cult Rising”, di cui costituisce assieme a “Melete” uno dei passaggi più intensi. In generale l’album è una meditazione intorno alla morte (appunto la melete thanatou dei Greci) dovuta ad una serie di eventi nelle nostre vite che ci hanno segnato in questo senso e pertanto ispirato gran parte dei testi. In particolare “Thanatou” vuole immaginare un soliloquio di una persona che è sul punto di spirare costretta a un mutismo forzato, sente le persone, i cari attorno a lei ma non può esternare quello che sente in un ottundimento sensoriale, e si lascia andare a una riflessione sulla finitudine umana, sulla propria vita, nell’incapacità di affidarsi a una qualsiasi trascendenza. L’ultima strofa a conclusione è ripreso da un verso di Montale che ho sempre amato “Eppure resta che qualcosa è accaduto, forse un niente che è tutto”, che raccoglie in sintesi ciò che credo rimanga delle nostre vite da una prospettiva atea: la memoria, un nulla comparato all’eternità eppure per noi che abbiamo vissuto per i nostri affetti, questo nulla è tutto ciò che conta

Il disco esce ufficialmente il 15 novembre ma sarà presentato domani allo Scugnizzo Liberato di Napoli durante la data con gli Uzeda, inutile dire che l’occasione è di quelle da non perdere.

01. Only a God Can’t Save Us
02. Melete
03. Bedim the Sun
004. Thanatou
05. Pyre
06. Void Cult Rising