MORNE, To The Night Unknown

Morne

A cinque anni di distanza dal precedente Shadows, i Morne tornano con una line up stravolta e un album che non sembra davvero risentire di questo riassetto. Anziché piangere sul latte versato, Milosz Gassan (unico componente originario rimasto) ha cercato nuova linfa e si è buttato anima e cuore in quella che è diventata la quarta prova in studio della band di Boston, forte anche della sinergia con i suoi nuovi compagni di strada, in particolare di quella col chitarrista Paul Rajpal. Senza nulla togliere alla sezione ritmica, formata da Morgan Coe al basso e Billy Knockenhauer alla batteria, sono infatti le linee di chitarra della coppia Gassan/Rajpal e la loro complementarità il vero motore di questo nuovo disco, come esemplificato dagli ultimi minuti da brividi di “Not Our Flame”, uno dei tanti momenti in cui è forte l’impressione di assistere alla rinascita della band.

I Morne si sono imposti con una formula che fonde insieme più linguaggi e in cui il pathos e le atmosfere sono indispensabili: con le nuove composizioni questo mix sembra aver trovato il giusto punto di equilibrio e la giusta spinta per alzare ulteriormente il tiro. Dovendo fare ancora un esempio, si potrebbe prendere “Night Awaits The Dawn”, che coniuga potenza del riffing e melodie toccanti, mood nostalgico e atmosfere notturne, accompagnando le vocals di Gassan lungo un viaggio tanto doloroso quanto catartico. Proprio questo termine sembra racchiudere in sé il cuore di un album che sa toccare le corde più intime dell’ascoltatore e gioca sui contrasti tra oscurità e luce per amplificare la sua portata emotiva. Altri avrebbero potuto risentire molto di un cambiamento di formazione così grande, i Morne invece sembrano averne tratto l’energia necessaria per comporre un lavoro che non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori e, anzi, sembra stabilire un precedente di tutto rispetto con cui confrontarsi in futuro. Del resto, da un musicista come Gassan non ci si poteva aspettare nient’altro che questo. Rientro dalle ferie col botto grazie ai bostoniani.