MOOR MOTHER, Black Encyclopedia Of The Air

Sulle nostre pagine – colpevolmente – si è parlato ancora poco di Moor Mother: ci siamo limitati alla pubblicazione di qualche video, ai report su qualche sua apparizione in terra italica o alla sua collaborazione con Zonal. Camae Ayewa, nata in Maryland, cresciuta a pane e Bad Brains, si trasferisce per studiare fotografia a Philadelphia: qui entra in contatto con una controcultura piuttosto vivace, in cui lo stretto legame fra arti figurative, musica e poesia ha finito per influenzare un percorso artistico che si snoda in maniera decisamente originale sul crinale di generi diversi.

I suoi primi lavori erano improntati a un’estetica lo-fi e orientati più che altro verso sonorità noise, Moor Mother ha esteso in seguito il suo raggio d’azione, spaziando lungo tutto l’orizzonte percorribile della black music in una continua operazione di ibridazione e meticciato, fregiandosi di collaborazioni importanti come quelle con Art Ensemble Of Chicago e i già citati Zonal, ed entrando a far parte di progetti interessanti come Irreversible Entanglements. Da donna afroamericana la sua è una rivendicazione in musica del proprio posto al mondo, e porta a termine il suo intento attraverso il potere della parola unito ad ogni possibile declinazione del suono nero, dal gospel al blues, al jazz e all’hip hop, in un discorso che attinge dalla tradizione senza essere mai tradizionale.

Black Encyclopedia Of The Air è finora – per stessa ammissione dell’autrice – il suo disco più accessibile e cionondimeno fra quelli più riusciti, in cui Camae vira con decisione verso sonorità cool jazz e R&B, dissezionandone i cliché e tenendoli insieme con hip hop di strada e ritmiche sminuzzate, ottenendo un effetto che sembra sfiorare a tratti i terreni della conceptronica (“Race Function Limited” può ricordare da vicino il James Ferraro di “Nyc, Hell 3:00 A.M.”). I testi rivestono come da consuetudine un ruolo fondamentale e anche quando non se ne colgono immediatamente i significati, rimane la potenza dell’eloquio: Camae ospita tutta una serie di voci prese dai circuiti hip hop più sotterranei in questo compendio nero della realtà che ci circonda, in cui la stessa Ayewa ricopre un ruolo a metà strada fra direttore d’orchestra e sacerdotessa di un rituale collettivo. Voci passate per l’autotune o pitchate verso il baratro, brandelli di ritmo e suoni che si riavvolgono continuamente su loro stessi, pianoforti elettrici che balbettano qualcosa che assomiglia a una melodia, violini e flauti che fendono impuniti la narrazione, onirismo steso a più mani: Black Encyclopedia Of The Air rappresenta un momento di perfetta tensione fra umanesimo soul e postumanesimo macchinico.