MONTE MAI, Tropicalpino
Sui Monte Mai, progetto ticinese dalle diverse radici e aspirazioni, nutrivo parecchia curiosità. Il terzetto composto da Fabio Besomi, Anaïs Schmidt e Fabio Pinto si muove su un crinale pop che, come suggerito dal titolo dell’album (Tropicalpino), ha un’accezione ampia e a tratti sorprendente. Spesso le voci si scambiano e si sovrappongono su ritmi che sfiorano il tropicalismo, il j-pop e l’indie-pop più elegante. L’incedere non lascia spazio al ragionamento e si viene letteralmente inghiottiti in un caleidoscopio molto simile a un juke-box pulsante. La sensazione è quella di una sintesi di più mondi trasmessaci attraverso parecchi brani lucidi e ben prodotti: “Japanese Girl” è il primo dopo lo squillante e divertente assaggio di “Phantasmagoric”, un pezzo che ha tiro e che, insieme, riesce a essere in fuga da un piano reale, una piccola psichedelia ritmata e funzionale. L’intero disco pare poggiare su correnti aeree, dove i brani esaltano sapori leggeri e delicati, canzoni pop colorate con decise tinte e profumi. Anche quando la voce diviene maschile, come in “The Universe Can Dance”, questa sorta di aria inebriante non accenna ad andarsene, trasformandosi in un incedere sexy ed avvolgente. Peccato per il passaggio all’italiano di “Se Un Guru” e “Ciondolare” che, pur nella loro semplice e stuzzicante bellezza, deviano il ritmo di un percorso e di un disco pulsante e brioso. Tra le due c’è “Bizarre Mojo”, tre minuti che potremmo prendere ad esempio di quel che i Monte Mai potrebbero essere: musica che scatena un piccolo movimento, l’idea di un passetto liberatorio, di una danza entusiasta a seguire i tasti del piano e il ricamo vocale di Anaïs, terminando tra le meritate risate del trio. La chiusura è appannaggio di uno stuolo di tastierini che fanno pensare a certi Ottanta battiatiani, un basso pulsante e la voce computerizzata dei nostri. Poi si parte letteralmente per un altro mondo, a dimostrazione che anche la musica orecchiabile e leggera può essere piena di spunti ed intrighi.