MINAIS B, As The River At Its Source

Villads Klint è parte di Khalil, trio danese dal recente debutto su Posh Isolation: nel parlare del disco sottolineavamo noi stessi come Villads fosse fra i tre la presenza meno inquadrabile, conoscendo già Volsild e Formann (altresì noto come Yen Towers) per il loro contributo a Cancer e When The Saints Go Machine l’uno e Lower e Age Coin l’altro.

Klint si presenta ora al pubblico con un disco che condivide con The Water We Drink il riferimento all’H2O: rispetto all’esordio di Khalil è facilmente percepibile un’affinità nei suoni, qui declinati in chiave, potremmo dire, meno pop. Inoltre l’elemento liquido rimane sullo sfondo, costituisce per lo più una metafora dei rapporti umani. L’ep ruota infatti intorno a non meglio contestualizzato incontro fra sconosciuti, oscillando fra la descrizione del disagio del contatto e quella di un’intimità piacevole. In poco più di un quarto d’ora Klint, in veste di Minais B, dà forma ad un collage di sensazioni e stati d’animo divergenti, un cortometraggio privo di immagini all’interno del quale aggrapparsi al filo del discorso diventa esercizio tutt’altro che spiacevole; la narrazione viene continuamente interrotta, frastagliata da continui salti, e passa dall’essere suadente a improvvisamente puntuta, accostandosi idealmente all’immaginario e all’estetica hi tech. Un lavoro in sintesi caleidoscopico, tutto giocato sul contrasto, in cui agli arpeggi sognanti, alla voce rasserenante da réclame pubblicitaria, all’organo dal sapore bachiano replicano bordate di bassi, autotune e sporcizia accumulata sotto il tappeto di synth pad.

As The River At His Source esce oggi su Petrola 80, neonata etichetta di base a Copenaghen, città che si conferma sempre più vivace dal punto di vista musicale.

Tracklist