MEGADETH, Dystopia

MEGADETH, Dystopia

Ormai sembra assodato che, una volta ogni due-tre anni, debba uscire un nuovo lavoro dei Megadeth. Così succede da United Abominations, del 2007, al quale sono seguiti Endgame (2009), Th1rth3en (2011) e infine Super Collider (2013).  Dischi carini, i cui pezzi spesso sapevano di già sentito ma che tutto sommato si salvavano, vuoi perché ben prodotti, vuoi perché ben suonati o ben concepiti. Nulla però che facesse gridare al miracolo o che ci spingesse ad alzarci dalla sedia a fare headbanging furioso come ai vecchi tempi, quando un album a nome Megadeth esaltava sin dal primo ascolto e richiedeva mesi per essere assorbito e analizzato in tutti i suoi aspetti. Visto che ormai Dave Mustaine ci ha abituato a questo ritmo, ogni volta viene spontaneo chiedersi cosa lo spinga a produrre così tanto materiale – di qualità mai eccelsa – in così poco tempo.

Con Dystopia le carte in tavola non sono poi tanto cambiate: a fare la differenza sostanziale è la line up, che vede l’ingresso di Kiko Loureiro degli Angra alla chitarra  e di Chris Adler dei Lamb Of God alla batteria, in sostituzione di Chris Broderick e Shawn Drover, ma è un cambiamento che non produce alcuna novità dal punto di vista compositivo, visto che è sempre MegaDave a occuparsi del songwriting (Loureiro contribuisce nell’arpeggio iniziale di “Conquer Or Die”). Gli undici pezzi che compongono questa nuova fatica in studio sono tutti abbastanza scorrevoli e non fanno che confermare gli standard qualitativi dei loro album da The System Has Failed in poi: al primo ascolto risultano anonimi, ma nei successivi c’è sempre qualcosa che convince (o che non delude del tutto, a seconda dell’umore della giornata). Sarà che vederli attivi fa piacere, o che in fondo i riff, seppur banali, non sono mai brutti o noiosi.

Alla fine dei giochi, anche questa volta i Megadeth sono riusciti a fare un disco passabile: non è bello, ma non fa nemmeno schifo. Un lavoro che non merita elogi, ma sul quale è difficile fare delle critiche aspre e sprezzanti. Certo, si potrebbe giustamente obiettare che da un nome del genere è lecito aspettarsi di più. Ma vuoi per un ritornello azzeccato, vuoi per una linea vocale convincente o per un riff che ci ricorda gli anni d’oro, a questo giro Dave Mustaine riesce di nuovo a evitare la bocciatura. Anche per una ragione semplice, ma da non trascurare: a parte qualche errore di percorso, che risale ormai a più di quindici anni fa (vedi Risk o The World Needs A Hero), i Megadeth non hanno mai prodotto nulla di veramente indecente, cosa che invece molti loro colleghi hanno fatto, spesso non limitandosi a un solo episodio isolato. D’altronde, uno standard qualitativo non eccellente, dopo 33 anni di onorata carriera, non è poi così male. Ben venga la sufficienza, che riesce comunque a esaltare i fan più sfegatati.

Tracklist

01. The Threat Is Real
02. Dystopia
03. Fatal Illusion
04. Death from Within
05. Bullet to the Brain
06. Post American World
07. Poisonous Shadows
09. Conquer or Die!
10. Lying in State
11. The Emperor
12. Foreign Policy (originariamente interpretata dai Fear)