MAURIZIO ABATE, semi mondi

Nell’arco di tre lustri abbondanti Maurizio Abate ha ampiamente dimostrato quanto la musica sia per lui materia cangiante e in costante evoluzione: lo testimoniano la militanza negli Eternal Zio, le collaborazioni interessanti con sound artist come Alberto Boccardi e Matteo Uggeri e soprattutto una serie di dischi solisti – dal valore indiscutibile – attraverso cui esprime nitidamente la propensione per una dimensione acustica meditabonda, debitrice in modo più o meno dichiarato nei confronti di John Fahey.

In semi mondi – pubblicato dalla valida EEEE del nostro Vasco Viviani – il fingerpicking al tempo stesso lieve e polveroso rinnova l’incanto della creazione di paesaggi folk improntati ad un senso di sospensione temporale proprio di un lessico poetico libero e prepotentemente visionario. Coadiuvato da Marco Milanesio nella rifinitura dei suoni, Abate propone un itinerario intimista disegnato dalla voce della chitarra e a cui si somma un insieme variegato di fonti sotto forma di bordoni penetranti (“Rivelazione D’Inverno), risonanze cristalline (“In Un Tempo Puntiforme”), nonché l’eco malinconica dell’armonica (“A Cavallo Del Respiro) e – in chiusura – uno spoken word vagamente spettrale (“La Via Dei Cantiluna”). Sono fraseggi sciolti dall’incedere sghembo, a tratti condensati in progressioni incalzanti (“Mescola Bolle E Climi Del Cuore”), ma capaci di rallentare fino a giungere ad una rarefazione struggente (“Crisalidi”).

È un impressionismo sonoro ammaliante a guidare la mano di Abate, vivido al punto da affidare la denominazione delle tracce alla sensibilità di amici fidati che hanno potuto ascoltarle prima di noi, scelta che nel suo risultato efficace di traduzione suono/parola rimarca ed estende un portato immaginifico sempre preminente nell’universo musicale di un autore dal talento raro.