MATTER, Fabrizio Matrone

Fabrizio Matrone

Forse pecco di presunzione quando affermo che il lavoro di Fabrizio Matrone (Matter) è spesso rimasto celato ai più. Perdonatemi l’affondo personale, ma qui davvero si rischiava di far cadere nel dimenticatoio un appassionato musicista che nel tempo ha trovato comunque una sua via, nonostante non frequenti i “salotti buoni” di certa musica tanto in voga oggi. Tant’è, questa intervista serve proprio a questo (poi non ditemi che non vi avevo avvisati…), a mostrarvi che in giro ci sono persone preparate e modeste come lui. Leggetevi le sue risposte e soprattutto ascoltate con attenzione l’ultimo lavoro, magari vi viene voglia di approfondire la sua conoscenza.

Ciao Fabrizio, raccontami di come hai approcciato l’etichetta Ucraina Kvitnu e di come è nato il disco pubblicato da poco.

Fabrizio Matrone (Matter): L’approccio è avvenuto tramite l’invio di alcune tracce a Dmytro Fedorenko aka Kotra, il boss della label, il quale ha apprezzato il materiale e ha così deciso di pubblicare alcuni brani nell’ep Solid State uscito lo scorso anno. L’ultimo album, Biorhexistasy, è nato dalla volontà di concentrarmi sulle sfumature di alcuni elementi che caratterizzano il mio suono.

Ho letto delle recensioni positive, pubblicate anche all’estero, questo probabilmente significa che la tua musica ha un respiro più internazionale. Io rimango dell’idea che qui in Italia sei sempre stato un po’ un drop out. Esagero?

Direi che non esageri, considerando che nel Bel Paese essere drop out non è poi cosi difficile! Francamente per quanto riguarda il progetto Matter posso dirti di non aver mai proposto del materiale a una label italiana, mi piacerebbe farlo, ma non saprei a chi rivolgermi! Ho l’impressione di essere un po’ fuori posto, certo, e non credo di essere l’unico a soffrire di questa situazione…

Torniamo al nuovo lavoro, Biorhexistasy. Ci sono state delle differenze compositive e di produzione rispetto alle tue precedenti uscite? A me così sembra, per esempio credo che il suono sia più nitido e pieno. Tra l’altro è la prima volta che pubblichi anche in vinile, mi pare, no?

Come ti accennavo prima, ho cercato di mettere a fuoco alcuni elementi che caratterizzavano le produzioni precedenti, distorsioni e riverberi legati alle compressioni, cercando di soffermare l’attenzione esclusivamente sulle sfumature scaturite dalla interazione di questi elementi e lasciando da parte il resto. Il risultato è come dici tu, più nitido e pieno, simile allo scintillio degli oggetti avvolti dall’oscurità trapassata dalla luce… Per quanto riguarda il supporto, si tratta della prima uscita in vinile sia per me sia per l’etichetta stessa in termini di produzione. È stato molto appassionante seguire tutto il processo da dietro le quinte e, seppur minimamente, prenderne parte. Devo dire che c’è stato un gran bel lavoro da parte della crew della Kvitnu.

Infatti trovo pure interessante tutto l’aspetto grafico della tua e delle altre loro uscite, si nota che la Zavoloka gli ha dato un preciso imprinting estetico, e questo è importante ai fini della caratterizzazione di una etichetta discografica, secondo me.

Le scelte grafiche ed il packaging delle varie releases della Kvitnu sono quasi tutte opera di Zavoloka, seppur varie sono tutte accomunate da un unico filo conduttore che dona loro un carattere unitario e graficamente distinguibile, vero. Poi c’è molta cura del particolare e dei materiali, sempre coerenti con il resto dell’artwork.

Domanda d’obbligo: hai partecipato alla nostra prima mixtape con un pezzo inedito, quali riscontri hai avuto dopo la pubblicazione? Ti piacciono questo tipo di operazioni o non le segui più di tanto?

È stato un piacere partecipare alla mixtape con una traccia inedita, pare anche che il pezzo sia piaciuto tantissimo ai ragazzi della Kvitnu. Kotra per esempio mi raccontava che ha passato la traccia durante un dj set e non appena il pezzo è terminato c’è stato un blackout nel club dove si stava tenendo il party! Trovo che operazioni tipo compilation, mixtape… possano rappresentare una buona fotografia di una determinata scena o di un determinato periodo, e quindi ben vengano, a patto che siano strutturate con un preciso criterio. Personalmente ho provveduto a far girare la compilation anche all’estero ed è stata apprezzata, almeno per quanto riguarda la parte più elettronica e sperimentale. Direi che è stato fatto un bel lavoro, compresa la grafica.

Mi dici cosa stai ascoltando in questo periodo? So che sei un attento fruitore di musiche elettroniche e non, e in particolare ti piacciono le sonorità più cupe.

Ti elenco le cose che ho ascoltato ieri: Silent Servant – “Negative Fascination”, Surgeon – “Breaking The Frame”, Retina.it – “Descending Into Crevasse”, Miles – “Unsecured”, Black Flag – “Damaged”, Spacemen 3 – “Sound Of Confusion”, Plaster – “Platforms”, Function – “Incubation”, Godflesh – “Cold World”, Terminal Cheesecake – “V.C.L.”, Kotra & Zavoloka & Dunaewsky69 – “Kallista”, Dadub – “You Are Eternity”, Eleh – “Radiant Intervals”, Zoviet France – “Mohnomishe”, Roly Porter – “Aftertime”.

Altra curiosità, ti ricordi che tempo fa parlavamo del nuovo disco dei My Bloody Valentine? Io l’ho trovato piuttosto irrisolto, con vistosi alti e bassi anche a livello compositivo, tu invece mi dicevi che era un disco molto particolare e riuscito, specie nei suoni. Mi racconti di come è stato vederli dal vivo? Io non ho mai avuto questa fortuna…

Se è un disco riuscito non so dirti, ma rappresenta una loro evoluzione nel suono secondo me. Probabilmente avrebbero potuto osare di più, ma non mi sento di inserirli nell’elenco delle deludenti reunion avvenute in questi anni. Per quanto riguarda la loro data di Bologna l’impatto live è stato notevole, mi sono sembrati in gran forma, anche se ci sono stati problemi alle voci, praticamente quasi inesistenti per gran parte del concerto, e un ampli di Kevin Shields faceva le bizze. Imponente il muro di suono che hanno vomitato sul pubblico ad un certo punto, probabilmente per circa dieci minuti, ma tanto era forte lo stordimento che non so dirti di preciso la durata!

Parlami dei tuoi progetti futuri e saluta i lettori di New Noise, se ti va…

Al momento lavoro su una traccia per il corto “Janvier” di Pier Paolo Patti con contributi di Retina.it e Alex Gámez. Invece, fra qualche mese sarò impegnato con un performance legata ad una installazione per il centenario de “L’Arte Dei Rumori” di Luigi Russolo. Un saluto a tutti i lettori di New Noise e grazie per avermi dedicato un po’ del vostro tempo!