MASAYUKI IMANISHI / MARCO SERRATO, Caura

MASAYUKI IMANISHI / MARCO SERRATO, Caura

Non deve sorprendere che un contrabbassista “estremo” come Marco Serrato prenda parte a progetti di varia natura, imparentati solo alla lontana con quel connubio di doom metal e improvvisazione para-jazz che sono gli Orthodox, la band spagnola in cui milita da anni. È dunque un piacere ascoltarlo nella seconda produzione di Tsss Tapes, l’etichetta fondata a Siviglia dal batterista italiano Francesco Covarino, di cui abbiamo già scritto, occupandoci della sua compilation inaugurale.

In Caura, questo il titolo della casetta, Serrato fa il paio con il giapponese Masayuki Imanishi, dedito a quelle che sembrano essere due azioni in parallelo: da una parte imbastire un background instabile e precario aggiungendo rumori e forme d’onda essenziali, tra field recordings, feedback e l’impiego di microfoni a contatto; dall’altra, invece, attuare – così pare – un processo di trasformazione che, per vie dirette o indirette, coinvolge e riguarda le tracce acustiche inviategli da Serrato, tanto che in alcuni punti pare che Imanishi voglia quasi imitare, doppiare o prolungare il suono originale delle corde, come per un innato istinto di metamorfosi. Qui più evidente e lì più camuffato, ma già di suo parecchio sui generis, il contrabasso di Serrato – che fa uso di tecniche estese, suonando con l’archetto e spesso, suppongo, andando oltre il ponte – diventa il punto di partenza di una improvvisazione elettroacustica lunga all’incirca trentacinque minuti e divisa in due brani rassomiglianti, che sembrano il frutto di pratiche svoltesi in uno scantinato tenuto in malo modo.

Covarino descrive Tsss Tapes e le sonorità che ha in programma di promuovere con tre semplici aggettivi: quiet and weird and free. Caura è molto weird e molto free, ma è anche un ascolto a suo modo inquietante, da vivere accovacciati nell’angolo buio della stanza, ché la quiete è soltanto apparente.