MARTHE, Sisters Of Darkness

MARTHE, Sisters Of Darkness

Marthe è il nome del progetto solista di una nostra vecchia conoscenza, Marzia, batterista dei Kontatto e già di Campus Sterminii e Doxie, oltre che chitarrista degli Horror Vacui, tanto per citare alcuni gruppi che l’hanno vista in azione come musicista, attività cui – non fosse abbastanza – affianca l’impegno come organizzatrice e agitatrice nella scena punk/diy (non solo) bolognese.

Sisters Of Darkness rappresenta un’occasione per mettersi in gioco da sola e, nonostante siano stati molti gli amici ad apportare un piccolo contributo (ai cori, alle grafiche o tramite il mastering), la gestione di ogni fase del progetto, compresa la sua registrazione, è stata curata dalla sola Marzia, che si è alternata tra voce, chitarra e basso con l’ausilio di una batteria elettronica e di un synth, per quella che può essere vista come una via di mezzo tra una riscoperta delle proprie radici e un percorso catartico di auto-analisi da cui deriva il mood oscuro dei brani, spesso venati da un retrogusto a cavallo tra doom e post-punk. Il tutto ha assunto la forma fisica di una tape in edizione numerata e racchiusa in una confezione extra-size al cui interno trovano posto poster, spilla, toppa e adesivo, in pratica un piccolo kit di sopravvivenza per nostalgici degli anni Ottanta. Del resto, il richiamo a quel periodo non si limita alla forma esteriore ma tocca in profondità i suoni e la struttura dei brani, è come un viaggio nel tempo che non lascerà indifferente chi è cresciuto in quegli anni. Sisters Of Darkness, alla fin fine, è una foto fedele del carattere poliedrico della sua creatrice, è ricco di atmosfera e possiede una cifra stilistica che sa abbinare taglio epico da proto-metal e piglio notturno, chitarre distorte e vocals a tratti sussurrate a mo’ di racconto intorno al falò. Per lo stesso motivo non stupisce nemmeno la ruvidità punk che tiene lontano qualsiasi manierismo e mostra tra le pieghe un evidente amore per Bathory, Hellhammer e Darkthrone, da cui mutua un concetto di distorsione lontano anni luci dalla ricerca della perfezione formale.  Se poi si pensa ai piccoli cammei offerti da membri di Saturnine, Nocturnal Scum, Barbarian e Bunker 66, non risulta difficile tracciare una mappatura del dna di Marthe, che colpisce nel segno e affascina proprio per la sua natura tanto volutamente poco rifinita quanto intima e personale.

Non è ancora chiaro se Marzia andrà avanti pubblicando un album o se si fermerà a quest’istantanea di un momento preciso prima di rigettarsi nei molti progetti condivisi che la vedono impegnata. Di certo merita di essere ascoltata, in fondo è tutto a disposizione su Bandcamp…