MALCLANGO, MalClango

Si crede che dietro le maschere da scimmioni dei MalClango si celino membri di Juggernaut, Inferno, Donkey Breeder. E già questo la dice lunga sul dna di una formazione che si getta a capofitto in un brodo sonoro primordiale e che fa della pulsione ritmica la propria ragion d’essere. Su di essa si innestano linee sghembe eppure ricche di melodia, stacchi math, accelerazioni improvvise, vuoti e pieni che si rincorrono per dare vita a un’ossatura che pare sempre sul punto di crollare, ma che invece regge fino in fondo.

Parti recitate, che sembrano prese da telegiornali pre-colore, e sporadici interventi vocali (usati anch’essi come strumenti) rendono il percorso vario e calamitano lo sguardo dell’ascoltatore sul viaggio dei coraggiosi primati in un alternarsi di pathos e ironia, a tratti vicino a quanto espresso dagli stessi Juggernaut in Trauma, ma con una maggiore attenzione per il ritmo e per la componente percussiva, sottolineata con qualunque strumento passi per le mani della band.

C’è dell’epica in questo racconto, un’epica da “Rosencrantz e Guildenstern Sono Morti”, che ha per protagonisti gli eroi involontari di un viaggio la cui fine è già stabilita e del cui esito sono proprio loro gli unici ignari. Questo delicato equilibrio tra tragedia e commedia potrebbe essere il protagonista di un disco personale e ricco di variazioni sul tema, che non fatica a colpire l’immaginazione di un pubblico al quale necessita solo un briciolo di coraggio e voglia di mettersi in gioco, condizioni essenziali per assaporare appieno le peripezie strumentali dei MalClango e la loro proposta sopra le righe, ma mai fuori controllo.

Il trucco c’è e si vede: si palesa nell’uso dei bassi e nella capacità di far ciondolare il corpo sul ritmo di brani che spaziano tra generi, pur restando fedeli al linguaggio prescelto, come nell’incipit di “Anatomia Di Un Battibecco”, che sembra chiamare in causa il Michael Hedges di Aerial Boundaries, piegato allo scimmionesco trattamento Made in MalClango.

La tempesta si profila all’orizzonte e l’acqua scorre a fiumi intorno alla zattera sulla quale naufraghi pelosi si barcamenano per non soccombere; ma sarà a dir poco difficile sbalzare nei flutti marini per questa Arca di Noè trasformata in un privé mono-specie.

Una proposta in grado di incuriosire e che merita di essere seguita anche sul palco, dove, siamo sicuri, la formazione non faticherà a dare prova del proprio potenziale di fuoco. Promossi.