LXV, Clear

Clear

David Sutton vive a Filadelfia e produce musica elettronica a nome LXV dopo essersi lasciato alle spalle almeno un altro paio di progetti. Lo abbiamo già visto per merito di Kara-Lis Coverdale, dato che con lei ha realizzato Sirens, uscito nel 2015 per la Umor Rex di Città del Messico. Entrambi fanno largo uso di campionamenti vocali ed entrambi all’epoca erano già presenti singolarmente sul catalogo di Sacred Phrases. “Sacro”, non a caso, è un aggettivo importante per loro: l’accumulo stordente di ritagli vocali in LXV può essere sì visto come una forma di noise digitale (non poi così lontano da certo Tim Hecker), ma anche come il tentativo di farci vivere un’esperienza pseudoreligiosa, perché il nostro cervello, forse girando a vuoto, cerca di trovare legami e significati nascosti nel vortice di parole fabbricato da Sutton. L’apofenia è definibile come il riconoscimento di schemi o connessioni in dati casuali o senza alcun senso. Il termine è stato coniato nel 1958 da Klaus Conrad, che la definì come un'”immotivata visione di connessioni” accompagnata da una “anormale significatività”. Così Wikipedia sul termine “apofenia”, che è il titolo di una delle tracce di Clear ed è lo scherzo percettivo che David sta tirando a chi ascolta, con l’intenzione però di liberarlo dalle sue gabbie mentali. Questo disco, in ogni caso, non vive solo di voci, ma trova in una specie di sfarfallio percussivo un ulteriore modo sollevarci da terra, anche se Sutton, come s’intuisce dall’artwork, vuole creare una dialettica tra “sacro” e “profano” e lega quest’album anche al paesaggio urbano e al modo in cui toglie poesia alla confusione di stimoli che offre, restituendola come un disordine privo di spiegazioni “esoteriche”.

Il luogo dove si colloca Clear, almeno secondo me, è quella zona di confine tra veglia e sonno, possibilmente in presenza di una radio o di una televisione accese, o magari di altre persone che parlano: ogni ritorno al mondo sensibile è una vertigine, ogni bozza di sogno diventa ancora più folle perché le immagini e i suoni “veri” (ma cos’è vero?) sono ancora percepiti da quella parte di cervello che vuole svegliarsi/restare sveglia… e da qui probabilmente le connessioni improbabili e la difficoltà per alcuni minuti a capire in che dimensione ci si trova, che poi è lo scopo di tanta arte, no? LXV, insomma, è molto interessante e può essere vissuto come semplice trip o come una serie di interrogativi quasi teoretici.

Tracklist

A1 / 1 – Mihal Drop Scene
A2 / 2 – L.K. Breaking
A3 / 3 – Pripyat (Paper Crown)
B1 / 4 – Apophenia
B2 / 5 – Clear