LUIGI PUGLIANO, Glows

Luigi Pugliano (Torino) non è proprio l’ultimo arrivato. Suona da anni nei Lule Kaine, fermi però da tempo, e collabora stabilmente con altri musicisti torinesi (anche d’adozione) come Marco Milanesio (O.F.F. Studio), Paul Beauchamp e Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen (presente in “Zone Zone”). Così come lui non è un “parvenu”, il sound “ambient retrò” di Glows (pubblicato dalla neonata Delete Recordings, sua e di Milanesio) non è una trovata dell’ultimo minuto, bensì l’insistere su di una passione a mio avviso rintracciabile – come logico in misura minore – anche nei dischi col suo gruppo. Le atmosfere sono molto rilassate e pacifiche, da qui probabilmente i paragoni fatti con Eno e coi Boards Of Canada, anche se tendo a vedere una maggiore percentuale di elettronica delle origini nel sound, rivitalizzata da qualche spunto proveniente da epoche successive. Non è del resto la prima volta che Pugliano va alle radici di un determinato genere per poi dire la sua, anche per i Lule Kaine era così. L’architettura dei pezzi sembra semplice, quasi minimalista nel suo ripetere continuamente determinate cellule sonore, c’è molto spazio per la melodia e si direbbe che l’insieme sia lasciato spesso volutamente un po’ sgranato e fragile, a fluttuare. Il classico disco per sognatori, insomma.

Vorrei non scrivere, come spesso mi capita, che la concorrenza è tanta, ma è così, basti pensare alle cassette Umor Rex o a tutto il giro Drumcell-Surachai o ancora a mille altre cose. La buona notizia è che Luigi non ha nulla da invidiare agli altri, ma forse gli serve anche quel maledetto guizzo in più.