LOWER AUTOMATION, Maps

LOWER AUTOMATION, Maps

L’hardcore era il genere musicale preferito dai repressi d’ogni tipo e pronti a tutto durante un gig, anche di domenica mattina! Poi sono arrivati i Fugazi e tutto è cambiato, se in meglio o in peggio è un affare soggettivo, per me in meglio, anche se continuavo a sentirmi uno dei pronti a tutto, e credo proprio che i Lower Automation da Chicago siano dello stesso avviso.

Fugazi, Refused e Snapcase sono le coordinate entro cui la band si scatena con questo Maps, ep di cinque tracce a elevato rischio d’incendio. Post-core, math-core, noise-core o quello-che-vi-pare-core: comunque decidiate di chiamarlo, la miscela resta esplosiva. L’apertura di “Ring”, all’insegna del math-noise, è seguita dalla rissa ritmica di “Decorated”, in cui i canadesi dimostrano di averne per tutti i gusti. Nonostante il genere proposto non sia di quelli facili, le cinque tracce scivolano fluidamente durante l’ascolto, anche grazie all’effetto lubrificante di parti orecchiabili inserite al momento giusto, come per il ritornello di “Break Room Curators”. La chiusura di “Scissor Lapses” è in scia con quanto già detto, ma i suoi sei e rotti minuti di durata sono per lo più composti da effetti noisy la cui unica utilità, a mio avviso, è quella di allungare una minestra che m’era fin qui piaciuta.