LOIA – THE RADSTERS – UKAZE, 28/5/2022

Ukaze

Fano, Spazio Autogestito Grizzly.

Saltiamo a piè pari i discorsi sul senso di tornare a vedere un concerto con gli amici dopo questi due anni orribili, tanto ormai abbiamo ribadito in lungo e largo quanto quello che molti considerano un mero “divertimento” sia in realtà un atto vitale, una fonte di energia e anche una scelta ben precisa rispetto alla musica come mero bene di consumo. Piuttosto, la decisione di affrontare in solitaria un nubifragio quasi mai visto è stata ampiamente ripagata da una serata pressoché perfetta, grazie anche alla repentina decisione di spostare armi e bagagli dal fuori al dentro così da evitare qualsiasi rischio meteorologico.

I primi a calcare il palco sono stati gli Ukaze, band nata in seguito al trasferimento all’estero del batterista dei Montana e alla voglia dei restanti membri di continuare a suonare senza sostituire l’amico nel progetto comune: ecco dunque nati questi nuovi paladini dell’hardcore punk made in Fano, che provengono da Un Quarto Morto, Semenzara, Slight, Diorrhea, Necrolast, Mannaia e ovviamente Montana, il che vuol dire ricollegare quanto di meglio la città marchigiana abbia saputo offrire alla scena nazionale. Quello degli Ukaze è un hardcore potente con abbondanti spruzzate di Scandinavia e un filo diretto con la scena italiana anni Ottanta, ma soprattutto sembra di ravvisare il punto di unione perfetto tra le band sopramenzionate, quasi che ciascuno dei quattro avesse messo sul tavolo la propria esperienza e dall’unione ne fosse uscita la fotografia di un dna condiviso. A dirigere le danze la voce di Fra, cui fanno eco la chitarra di Cola e un’invidiabile sezione ritmica affidata a Lepo e Leg: neanche a dirlo, i testi non sono mai messi a caso e le parole hanno un importante peso specifico come da migliore tradizione quando si ha a che fare con il cantante già nostra vecchia conoscenza.

Loia

A seguire è stato il turno ai fiorentini Loia, dei quali ho già parlato in modo esteso in sede di recensione: proprio grazie all’ottima impressione ricevuta dall’ultimo Sotto La Mia Pelle la mia curiosità era decisamente alta. Anche qui, le aspettative non sono andate deluse, lo scontro tra hardcore e infiltrazioni metal senza pregiudiziali di sorta dà vita ad un amalgama personale che offre la colonna sonora perfetta per le pe(n)santi parole anche qui mai casuali. Oscura, opprimente, ma anche fatta di scatti furiosi come in “Loia Of Death”, la musica del gruppo non lascia spazio a tentennamenti o ipocrisie di sorta. Si tratta di una delle soluzioni più interessanti in giro attualmente per recuperare le radici hardcore senza andare a scimmiottare qualche modello straniero e senza rifarsi sfacciatamente a qualche nome sacro nazionale. Il set procede dritto e colpisce allo stomaco, non c’è alcuna concessione ad alleggerimenti e questo aumenta la capacità di condividere con i presenti le emozioni di cui parlano in una sorte di rituale catartico. Avevo già avuto di vederli live, ma in questa occasione hanno colpito con anche maggior forza grazie ai nuovi brani assolutamente letali tra oltranzismo hardcore e atmosfere ai limiti del black senza che si perda mai la matrice punk del tutto. Decisamente promossi.

The Radsters

Se il fatto di apprezzare i due primi nomi in cartellone era in qualche modo prevedibile, lo era meno la mia reazione rispetto ai napoletani The Radsters, che ammetto di avere scoperto in questa occasione e di cui mi era sfuggito il disco Faster Than Police uscito nel 2019. Risultato, sono stato travolto da uno speed rock’n’roll motorheadiano con abbondanti dosi di Zeke, Hellacopters e compagnia cantante per quello che è stato un concerto da scapocciare a tempo dall’inizio alla fine. Trascinanti e coinvolgenti, i The Radsters hanno l’energia giusta e la doverosa credibilità per conquistarsi i favori del pubblico, proprio perché sono i primi a credere in quello che fanno e divertirsi facendolo. Magari non saranno i più originali del panorama odierno, ma di sicuro sanno bene come costruire brani nati per essere riproposti dal vivo specialmente in una situazione come questa, con i musicisti al livello del pubblico e l’atmosfera di una festa in famiglia. Se vi capitano a tiro non fateveli sfuggire, soddisfatti o rimborsati. In breve, la ciliegina sulla torta di una serata finita tra chiacchiere e bevute, promesse di rivedersi e di organizzare altre date insieme. Per dirla con i Plakkaggio: che sia davvero questo il punk hardcore? Noi ci speriamo e in fondo sappiamo che, finché posti come il Grizzly continueranno ad aprire le porte a simili iniziative, lo sarà davvero.