LILI REFRAIN, Kawax [+ full album stream]

Lili Refrain

Due dischi per incuriosire prima e poi conquistare, una serie nutrita di concerti e apparizioni che hanno contribuito a farne conoscere il nome in patria e fuori (basti pensare al tour con gli Inferno), la presenza come guest nel nuovo Marnero, due label come Sangue Dischi e Subsound a prendersene cura, ospiti/amici saliti a bordo per condividere quest’esperienza, inevitabile che Kawax avesse su di sé il delicato compito di confermare quanto finora detto su Lili Refrain e dimostrare se e come lei avrebbe saputo evolvere la sua formula. Così, se l’apertura del disco riprende le classiche traiettorie ormai immediatamente riconoscibili, il suo svolgimento apre le porte a importanti possibilità di fuga dalla reiterazione e fa vedere una musicista curiosa e inoltre capace di incorporare nel suo suono e nella sua scrittura ingredienti finora lasciati sullo sfondo, a partire dai duetti con altri strumenti come la batteria di Valerio Diamanti e i violini di Nicola Manzan, ma anche il blues sanguigno di “666 Burns” e la reinterpretazione di un classico degli anni Quaranta già omaggiato da nomi seminali quanto ingombranti. A fare da collante e unire il tutto, la voce e la chitarra di Lili Refrain, i suoi gorgheggi e i suoi loop, che non potevano di certo rimanere fuori, visto che del menù erano in fondo la portata più attesa. E se proprio l’attesa del piatto forte rischiava di portare con sé anche una sorta di effetto smorzato, causa la mancanza di sorpresa rispetto alle prove precedenti, Lili si è dimostrata brava nel reinventarsi senza stravolgersi. Ha saputo rileggersi con quel pizzico di esperienza in più che – magari – toglie un po’ di ingenuità ma aggiunge sostanza e dà solidità a Kawax, come in “Goya”, che è puro Refrain style eppure dimostra una corposità finora mai raggiunta. Così, se l’ingresso dei monaci (ovvero Inferno e membri degli Juggernaut) ha le sembianze di un bel gioco tra amici, quasi un abbraccio tra vecchi sodali, “Nature Boy” colpisce al cuore perché ha il coraggio di confrontarsi in solitaria con un mostro senza farsene intimorire, senza alcun timore referenziale nel farlo proprio e stravolgerne le forme. La doppietta finale chiude il disco nel migliore dei modi possibili, perché lascia immaginare strade future e dimostra come siano ancora molte le strade percorribili dal progetto. A riassumere in due righe, se ciò che si chiedeva alla musicista era di confermarsi senza ripetersi, di evolvere il suo stile senza rinnegarsi, il risultato non può che definirsi raggiunto e il punto portato a casa. Il tour è già partito, per cui non resta che attendere la prima data a tiro per saggiare la resa dei brani anche in sede live.

Oggi Kawax è in streaming per tutti su Bandcamp.