LEVIATHAN + CASSANDRA + SPIRALE, 8/2/2015

Leviathan

Jesi, Centro Studi Libertari.

Un’altra domenica in trasferta a Jesi, ancora una volta nel pomeriggio, con quel mood particolare che solo la fine del weekend porta con sé, un po’ ammaccati dai giorni precedenti, eppure contenti di avere ancora un’opportunità per passare del tempo tra buona musica e amici che non si vedevano da un po’. In quest’occasione il palco del Circolo è arricchito da un pannello nero su cui fanno bella mostra alcune delle opere di Andre The Spider, nome di cui ci siamo già occupati, capace di catturare con pochi tratti un immaginario fatto di quotidianità esteriori e interiori, una scenografia che completa e amplifica quanto verrà urlato in note dal palco. E di urla vere e bordate sonore si parla con Cassandra, autrice ancora una volta di un set differente dai precedenti quanto a intensità: l’impressione è quella che si sia fatto ancora più aggressivo e voglia forzare i limiti e mettere alla prova l’ascoltatore. La voce manipolata dai pedali, la chitarra lasciata supina a ricevere colpi con le mani e con l’archetto, tutto diventa strumento per una performance in cui differenti declinazioni del verbo noise prendono forma e si sovrappongono layer su layer.

Cassandra

A seguire i suoi compagni di tour, ovvero i Leviathan, già visti in azione e apprezzati sia dal vivo che in studio, ma oggi autori di un set che li vede più spessi e potenti, in qualche modo più oscuri senza per questo perdere quell’uso delle melodie che li rende il perfetto punto d’incontro tra derive postcore e screamo, bisogno di imporre una propria cifra personale e urgenza di condividere emozioni coi presenti. Capita così che ci si trovi al centro di un vortice sonoro fatto di schegge impazzite e reminiscenze hardcore, melodie ricche di pathos e calci in faccia. La buona resa acustica permette di apprezzare le varie sfumature e il pubblico dimostra di gradire, ora non resta che aspettare la prossima uscita in studio per vedere in che modo il tempo trascorso dal debutto e l’attività live abbiano influito sulla scrittura della band. A chiudere, gli Spirale, autodefinitisi funeral grunge, termine che la volta precedente che c’era stato modo di vederli (in verità ormai parecchio tempo fa) mi era sembrato forzato, ma che oggi acquista pieno senso alla luce di una crescita notevole e di una personalizzazione/messa a fuoco della scrittura. L’idea che offrono è quella di aver attinto dalla scena di Seattle, ma nel modo giusto, ovverosia non dai soliti album sotto i riflettori, bensì dai suoi primi vagiti, dalla potenza ostile dei Tad, dalla psichedelia dei primi Screaming Trees (quelli su SST, per capirci), dai Nirvana di Bleach e, in generale, dalle sfumature sonore che più verranno sacrificate una volta esplosa la scena. La personalità c’è, la determinazione pure, per cui l’attenzione è catturata. Soliti acquisti sonori e via verso casa per non essere troppo distrutti il lunedì mattina. Ancora una volta grazie ai ragazzi del CSL Fabbri.

Spirale