LEATHER, II

Metà anni Ottanta, durante una delle mie sortite a caccia di nuovi dischi metal mi imbatto in una copertina che calamita immediatamente la mia attenzione: raffigura un cavaliere che richiama in modo evidente il Death Dealer di Frazetta, il logo cita Chastain e il titolo Mystery Of Illusion. Da quel momento l’album diventerà uno dei miei dischi heavy metal preferiti, merito di brani potenti e al contempo epici, dai chiari rimandi power ma con un che di oscuro e ancestrale, un po’ come nel film Excalibur per capirsi, niente a che vedere con le classiche cartoline da medioevo rassicurante cui eravamo abituati. Gran parte del fascino era dovuto anche alla voce di una cantante incredibile come Leather Leone. Fast forward e gli anni, i decenni, i millenni passano, siamo nel futuro e, insieme all’acqua, di musica sotto i ponti ne è passata parecchia, eppure quando tra i molti promo ho visto il nome Leather non ho potuto fare a meno di farmi attrarre proprio come nel 1985 e ancora una volta ne è valsa la pena. Il secondo lavoro solista della cantante, arrivato quasi a trenta anni di distanza dal primo e per questo non considerabile come un vero seguito, è composto da nove tracce di puro metal ottantiano, più potente e ricco di up tempo di quanto mi aspettassi, a tratti feroce e senza inutili barocchismi, ben suonato e con dei brani a fuoco e in grado di ficcarsi in mente dal primo ascolto. Un vero e proprio tuffo nel passato glorioso del power a stelle e strisce con più di una strizzata d’occhio all’Inghilterra dei Judas Priest e in genere a quel metal anthemico che faceva la gioia degli headbanger nel decennio d’oro del genere. Non mancano una simil-ballad (“Annabelle”) e qualche strizzata d’occhio ad un sound più raffinato (“Sleep Deep”), così come non sempre ci si mantiene all’altezza della partenza a razzo, ma nell’insieme II appare come un disco solido e ben costruito, in grado di colpire nel segno e di mettere in risalto la voce ancora graffiante della cantante. Non so quanto potrà attirare i miei soliti lettori, né quanto possa funzionare fuori dalla cerchia degli appassionati di certe sonorità, ma rappresenta anche un ottimo modo per mantenere vivo un genere e un suono che in molti continuano ad amare proprio per la sua fedeltà a sé stesso. Io me lo godo senza pormi troppi interrogativi, in fondo il metal è anche questo, prendere o lasciare.

 

Tracklist

01. Juggernaut
02. The Outsider
03. Lost At Midnite
04. Black Smoke
05. The One
06. Annabelle
07. Hidden In The Dark
08. Sleep Deep
09. Let Me Kneel
10. American Woman
11. Give Me Reason