LE COSE BIANCHE, Born

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Quest’album assomiglia tanto ad un incontro di boxe che ad un certo punto raggiunge l’acme quando il volto del protagonista è ricoperto di sangue, e questi è assalito dalla quasi paradossale, e masochistica, voglia di abbracciare l’avversario. Lo immagino così Born, ultima fatica del toscano Giovanni Mori, personaggio piuttosto appartato del sottobosco di casa nostra, che unisce “romanticismo” a sensuale verbosità e alla passione per violente virate harsh-noise, sostanziate da una serie di ospiti d’eccezione, si ascoltino la spasmodica “Guts Magazines” con l’americano Richard Ramirez (Black Leather Jesus) e “Through Your Teeth” (con Andrea Chiaravalli – Iugula-Thor), o ancora gli stop and go che tolgono il fiato di “Il Predominio Della Mente Sul Corpo”, con Marco Deplano, alias Caligula031 (i più vecchi ricorderanno anche Wertham). Un lungo corpo a corpo, quindi, in forma di brani nerissimi (le chitarre iper-distorte di “Riduzione Delle Membra A Steppa”, evidente l’apporto di Eraldo Bernocchi), che sono il frutto di un lungo e sofferto percorso artistico, Mori è uno che si è speso parecchio per la causa power electronics. Lo ripetiamo: dietro a tutta questa “violenza espositiva” si cela, con molta probabilità, anche una sorta di estrema empatia verso l’uomo, la stessa che si può provare per un musicista appassionato e coraggioso come lui. Va chiarito però che Born gronda cattiveria da tutti i pori, e rimane particolarmente adatto agli aficionados della prima ora di cose come Maurizio Bianchi, per esempio, non a caso ospite in “Sul Principio Sadico Di Piacere”. Avvicinarsi alla lava incandescente dunque è movimento – va da sé – assai affascinante e pericoloso.