Le Bragos Series di Enrico Coniglio [+ traccia in anteprima]

Astrùra

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Parlo di due dischi, uno in uscita adesso, l’altro a maggio: mi sembra opportuno trattarli insieme perché sono un dittico (“Bragos series”), per di più edito in venticinque copie e in formato vinile dieci pollici (una traccia per lato), una cosa per collezionisti che andrà via subito, probabilmente pensata per il giro ristretto dei fan storici dell’etichetta Silentes. Conosciamo Coniglio, dato che – tra le altre cose – è finito nell’unica compilation da noi pubblicata anche fisicamente, in compagnia di altri sound artist a lui vicini, con la maggior parte dei quali sta sotto l’insegna dell’Archivio Italiano Paesaggi Sonori. L’interesse di Enrico per la sua città, Venezia, è chiaro a chiunque lo segua, specie quello per la sua laguna (“Astrùra” e “Solèra” sono nomi di due fondali e adesso anche il titolo dei due vinili in questione). Un esempio potrebbe essere Sea Cathedrals, imperniato su Porto Marghera, o Songs For Ruined Days, uscito per Spire (una “divisione” della Touch di Wozencroft), nel quale si passava dai suoni sempre di Porto Marghera a quelli di una chiesa. Tra l’altro, il materiale di partenza raccolto da Coniglio e poi inserito nelle Bragos Series risale allo stesso periodo in cui uscivano gli album che ho citato. Anche qui il tema sembra essere l’incastro tra i diversi ambienti acustici compresenti a Venezia, coi suoi inevitabili attriti: c’è un mondo naturale placido e rasserenante rappresentato dall’acqua e dal fondale, poi ci sono “le macchine”, l’industria, il cui suono più cupo e tagliente comincia prima a erodere la propria “controparte” e poi si ferma temporaneamente, causando lo scivolamento continuo tra una dimensione e l’altra. Ci sono anche frangenti quasi disancorati dalla realtà, che almeno per quanto mi riguarda hanno svolto la funzione di sollevarmi dal riflettere sull’aspetto più “ecologico” del lavoro. Si tratta di qualcosa di simile a quanto succede nel progetto di Enrico con Giovanni Lami, ribattezzato Lemures, nel quale a un certo punto si cade fuori dallo scenario ricostruito fino a un secondo prima attraverso i field recordings.

Penso che questo impacchettamento di lusso sia il riflesso visivo e tattile di un punto di arrivo della ricerca di Coniglio. Mi piacerebbe ora che lui si rimettesse in marcia e facesse di nuovo un disco lungo, cercando di crescere ancora. Intanto noi mettiamo in ascolto integrale il lato B di “Astrùra”.