LAGS, Soon

LAGS, Soon

I Lags esulano da buona parte dei miei ascolti usuali o, per dirla meglio, si pongono proprio sulla linea di confine tra ciò che è dentro e ciò che resta fuori senza troppi complimenti, eppure ancora una volta sono riusciti a coinvolgermi. Il merito principale va alla loro invidiabile capacità di gestire delicati equilibri interni mentre raccontano in note un diario di viaggio dai toni personali a cavallo tra nostalgia e speranza, il tutto con un tocco delicato che non poteva davvero avere altra cornice sonora. Se Pilot aveva già colpito con un mix tra postcore e derive indie, riflessi post-punk e taglio noise, con Soon le cose si fanno ancora più interessanti e la stessa scelta di suoni scarni, quasi ruvidi nella loro nudità, aiuta non poco la comunicazione con l’ascoltatore, aspetto evidente anche durante il loro live al Venezia Hardcore Festival.

Si diceva di una linea sottile, cioè della capacità di fermarsi un attimo prima di andar sopra le righe, nel saper mantenere alto il taglio intimista senza per questo risultare stucchevoli o perdere energia, un’operazione gestita con fluidità, segno che in fondo i Lags non giocano a ricoprire qualche ruolo, né strizzano l’occhio a questo o quel pubblico: Soon si presenta come una fotografia onesta e a fuoco dei suoi autori, e basta.  La mente torna a metà anni Novanta, in quel preciso momento in cui alcuni decisero di iniettare robuste dosi di melodia ed emotività nell’hardcore per dar vita a una possibile evoluzione affrancata dall’eccessivo machismo di certe commistioni col metal, ma anche dalla spensieratezza troppo scanzonata tipica della scena californiana, un equilibrio precario appunto, che a breve si sarebbe tuffato troppo a fondo nella scena indie e avrebbe finito per dimenticare quasi del tutto le sue radici hardcore punk. Ecco, i Lags stanno proprio lì, in quel preciso istante, ma senza risultare retrò o fuori tempo massimo, perché filtrano questo sentire attraverso le lenti di chi vive immerso nella realtà odierna e non in qualche bolla nostalgica al di fuori del tempo. Il risultato potrebbe far breccia anche nel cuore di chi, come il sottoscritto, non si è mai spinto troppo oltre, né ha mai digerito del tutto eccessivi alleggerimenti, perché i Lags appaiono quanto mai saldi nella loro scomoda posizione in bilico tra linguaggi differenti e confermano in pieno quanto di buono avevamo intuito in Pilot. Promossi a pieni voti.