La Storia del Punk, di Stefano Gilardino

Non dev’essere stato semplice fare ordine tra le migliaia di band associate al punk, genere musicale che veleggia sui quarant’anni che ha certamente tra i suoi antenati i primi esempi di rock and roll.

Tant’è, Stefano Gilardino era la persona adatta per fare una corposa cronistoria di una serie di gruppi che ormai tutti conosciamo – e apprezziamo – ma che ai tempi hanno avuto i loro bei casini e le loro magre affermazioni commerciali. Col tempo però le cose per alcuni dei protagonisti sono cambiate in meglio, penso ai percorsi incredibili di Iggy Pop e dei suoi Stooges, ai Ramones e ai loro ormai mitologici litigi, alla breve e intensa avventura dei Sex Pistols, alle vicende della coraggiosa Patti Smith, all’incredibile ascesa, commerciale nonché stilistica, dei Clash, all’altrettanto vivida epopea dell’hardcore italiano, passando per gli Hüsker Dü, gli “esperimenti” dei Black Flag, le provocazioni dei Dead Kennedys di Jello Biafra, dei Crass e dei Discharge in Gran Bretagna, fino alle lezioni di etica diy di Minor Threat e poi Fugazi. Questo solo per dare un’idea di quanto il punk (e l’hardcore, il fratello più pesante) coi suoi numerosi sottogeneri abbia profondamente condizionato la Storia dell’intero rock and roll e sia diventato davvero popolare, fino a registrare l’affermazione planetaria di Green Day e Offspring degli anni Novanta (decisivo è stato il ruolo di MTV). Il punk è stato un linguaggio espressivo particolarmente viscerale e adatto a quella parte di gioventù meno propensa a seguire i dettami comportamentali ed estetici della società contemporanea, ma ora si può trovare il logo dei Ramones stampato pure sulle t-shirt di H&M. Il punk ha avuto la capacità di far entrare nel suo enorme recinto i Butthole Surfers come i Suicide, il grindcore di scuola inglese assieme ai Meat Puppets o agli X. Si faceva con pochi mezzi, pochi accordi, idee semplici che andavano dritte al dunque. Gilardino – già autore di “100 Dischi Ideali Per Far Capire Il Punk” (Ed. Riuniti, 2006) – fa risalire alla fine degli anni Sessanta i primi esempi illuminanti, dagli MC5 ai Velvet Underground, passando per il glam rock. Onestamente, ancora non mi capacito di come abbia potuto mantenere estrema lucidità e capacità di sintesi nel raccontare storie di artisti che hanno operato in un arco di tempo già piuttosto considerevole: si potrebbe, per fare solo uno degli esempi possibili, scorporare la parte italiana per sviluppare un libro a parte, tanto eterogenea risulta ancora oggi.

La Storia Del Punk è insomma un libro che contiene più libri ma si legge facile, è scorrevole e pure i vari box all’interno sono pensati per creare delle stelle fisse, dei contrappunti alla lunga parte testuale, che naturalmente resta preponderante e fa da ossatura a una pubblicazione necessaria, che tutti gli appassionati di musiche rock dovrebbero leggere. A me personalmente è servita per fare un po’ di ordine tra le varie storie e i pensieri che mi ero fatto in passato. Mi auguro che lo stesso possa succedere anche a voi.

Introduce Joey Cape dei Lagwagon e ci sono parecchie testimonianze e aneddoti – come quello su un vecchio tour italiano dei Meat Puppets – che fanno la differenza.