KUUNATIC, Wheels Of Ömon
Folk e psichedelia, ça va sans dire. Dal paese del sol levante le tre Kuunatic sembrano avere la strada spianata dopo l’esordio del 2021 Gate Of Klüna, anch’esso, come questo Wheels Of Ömon, edito da Glitterbeat. Tre voci, quelle di Fumi Kikuchi, Shoko Yoshida e Yuko Araki, contemporaneamente alla gestione di tastiere, basso e batteria. Voliamo intrisi da un immaginario fantastico a partire dal concept del pianeta Kuurandia, la sua luna Klüna e il suo sole Ömon, le loro orbite e i rituali ad essi connessi. C’è una storia, che ogni ascoltatore può scegliere più i meno deliberatamente di approfondire, ma soprattutto c’è la lucidità di una musica che basta a sé e non ha bisogno di nient’altro che della chiusura delle nostre palpebre per agire. Musica pranica, connessa in qualche modo ai nostri centri nevralgici e ai nostri ricordi (il dub, la musica ecclesiastica, l’oriente in cartolina) da avvilupparci completamente, ad esempio con una “Mavya At The Lacus Yom” con la quale potremmo anche optare per un sonno criogenico sulle sue note.
Il disco è stato concepito in Svizzera (forse è questa la chiave che mi ha fatto abbassare così le difese?) a Bruson, nella valle del Rodano, e registrato in Olanda, utilizzando strumenti per i quali vi consiglio di consultare le note stampa, vi basti sapere che il suono riesce a farsi acido e stregonesco in “Disembodied Ternion”, cullante e percussivo in “Yellow Serpent” prima che gli venga inoculato nelle spire qualche giro rock’n’roll. In “Kuuminyo” alla voce aggiunta troviamo Rekpo, vocalist delle Marewrew, che appartiene alla tristemente perseguitata etnia Ainu. I giochi vocali di “Hali Shanta” sono insieme ubriacanti ed inquietanti, mentre “Syzygy and a country Trouth” è la cosa più vicina ad una tarantella cibernetica mandata al rallentatore.