KRISHNAMURTI, Thought Is The Enemy

Su questa ‘zine abbiamo già parlato di Lami e di Abattoir: qui sono insieme, uniti dallo Shruti Box, strumento del quale abbiamo discusso in passato col primo dei due. Della partita anche Ielasi (mastering) e Nàresh (artwork). La nota dolente è che questo disco mi fa pensare a come oggi molti nel sottomondo post-industrial, ambient, “sperimentale” (come sempre: cerchiamo di venirci incontro) italiano dovrebbero cercare quel guizzo in più che convinca uno a dire “boh, sulle mille mail/notifiche ricevute a proposito di diecimila dischi nuovi di questa settimana, sai che c’è? Questi mi hanno dato quel brivido in più e me li compro”. Di per sé Thought Is The Enemy (riferimento al “predicatore” Uppaluri Gopala Krishnamurti e affermazione che mi piace molto legare al tipo di musica che sento di solito) non è male, come non sono male altri album italiani dello stesso genere usciti quest’anno, specie se uno apprezza la combinazione tra bordoni e quel qualcosa di materico che emerge dallo shruti box (il suo “respiro”, ad esempio), se vuole contemplare la parte più buia di sé stesso, se è affascinato dal recupero non ortodosso di strumentazione tradizionale, se desidera ascoltare qualcosa che lo illuda di scendere in profondità irraggiungibili… ma mettiamo che io decida di scrivere che questo – sempre nel suo contesto – è un discone: allora cosa dovrei fare ogni volta che tocca ai Mohammad?