JULINKO, No Destroyer

Voilà un altro disco nato durante il famoso lockdown, col vantaggio di avere i boschi vicino a casa. Julinko questa volta non è una band, ma è solo Giulia col suono – più o meno trasfigurato dagli effetti – della sua chitarra. Se per Nèktar avevo tirato in ballo provocatoriamente Chelsea Wolfe, ascoltando un pezzo come “No Destroyer” ho invece detto subito tra me e me “questa è la migliore Jessica Bailiff”, mentre con “Oh Maiden” sono tornato in parte indietro all’inquietudine del primo disco a nome Julinko, poi, tra un intermezzo visionario e l’altro, arrivato alla fine del nastro con un’ottima “The Ribbon”, mi sono reso conto di come Giulia abbia lavorato sulla sua voce, imparando  anche a offrirne una versione più controllata, senza rinunciare all’istintività degli inizi.

No Destroyer è una cassetta che non dura nemmeno un quarto d’ora, si tratta semplicemente di un piccolo regalo che uno può farsi o non farsi: come l’altra volta, con tutto il rispetto per le etichette coinvolte qui, mi chiedo cosa stia aspettando una indie un po’ più grossa a prenderla con sé.