JOZEF VAN WISSEM, Nobody Living Can Ever Make Me Turn Back

Per la seconda volta su Consouling Sounds, Jozef Van Wissem con il nuovo album lascia trasparire, non senza sorprendere, quella che sembra essere una disposizione d’animo diversa dal consueto. Il disco è ispirato da un dipinto – una “vanitas”, riprodotta in copertina – della belga Cindy Wright, che ritrae una farfalla posata su di un teschio, a simboleggiare la caducità della vita umana.

In Nobody Living Can Ever Make Me Turn Back troviamo sempre quello che potrei senza troppi problemi definire minimalismo barocco, a patto che mi si conceda un ossimoro che di fatto descrive molto bene lo stile del liutista olandese trapiantato a Brooklyn: qui si vira però verso coloriture decisamente vive che ci restituiscono un’immagine meno accigliata, quasi gioiosa di Jozef. Nella seconda traccia (“Golden Bells Ring In The Ears Of Earth’s Inhabitants”) la ricchezza espressiva assume persino un lieve tepore mediterraneo, cosa difficilmente riscontrabile nella nutrita discografia dell’olandese. Il cambiamento, del resto, era nell’aria a partire dal titolo fino ad arrivare ai testi: in metà buona dei brani Van Wissem infatti si diverte ad usare la voce e le parole sembrano in palese contrasto (vedi la frase ricorrente “no turning back”) con quell’idea dell’eterno ritorno ben salda nelle sue modalità espressive. Come mi spiegava un po’ di tempo fa in un’intervista, la nozione nietzschiana della circolarità del tempo è infatti una delle teorie filosofiche che più lo affascinano, eletta a motivo ispiratore di uno stile che si basa proprio su giochi di simmetria e capovolgimenti delle frasi musicali.

Ricordiamo che a breve Van Wissem sarà in Italia.