THE JON SPENCER BLUES EXPLOSION, 12/5/2012

Jon Spencer Blues Explosion

Bologna, Locomotiv Club.

Il trio newyorkese è una macchina da guerra, niente da fare. Quando l’urlo scomposto dell’ex Pussy Galore viene a contatto col suo piccolo microfono, sembra davvero di essere catapultati in un fetido basement. Aggiungete pure che il locale registra il sold out, c’è un caldo boia, e il quadro può dirsi completo.

Un’ora e un quarto di spettacolo, che basta per comprendere di che pasta è fatto il rock n’roll ancora oggi; questo, nonostante i suoi detrattori, dimostra di stare in salute riuscendo a fare proseliti tra i ragazzi. Certo, se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, alcuni appassionati più estremisti storcono il naso nel vedere celebrato in questa maniera un linguaggio ormai storico e odorante di naftalina, ma al momento poco ci importano riflessioni troppo perniciose sulla questione. Il maritino di Cristina Martinez è un marpione, ne ha mangiata di polvere e raccoglie i semi di un lungo apprendistato partito davvero da lontano. Per intenderci, lui è vivo e vegeto nell’industria culturale yankee, mentre il resto della ciurma è finito invece nel limbo nero (alludiamo a personaggi/dropout come Neil Hagerty, Oblivians, Chrome Cranks e Gories)… ma non tutti hanno allure e faccia tosta come Spencer.

Alla fine dei conti l’unica cosa che in fondo ci attrae è quella di poter ballare e muovere il bacino, né più né meno. L’esibizione, infatti, assolve egregiamente le esigenze dei presenti. I cavalli di battaglia ci sono tutti: “Cool Vee”, “Bellbottoms”, “Chicken Dog”, anche qualche inedito prelevato dalla nuova imminente uscita, e il sudore pure. È come essere inscatolati in una felice giostra infernale, stasera, ma il trio macina note su note senza dare peso all’evidente mancanza d’aria. D’altronde la sua musica è scomoda e sconvolgente per natura, anche se le dinamiche sono con tutta evidenza sempre le solite. Diversamente non può essere, dunque, altrimenti potremmo appendere i look d’ordinanza al chiodo e provare a usare laptop e mise minimali cosi, tanto per fare i fighi ad oltranza. Che è poi la stessa identica cosa, tanto gli obiettivi sono sempre quelli: fare soldi e, se ci scappa, pure qualche bella figliola.

Ringraziamo Michele Maglio per la foto.