JAPANESE GARDEN, Roji

Roji. In questa paroletta leggera e tonda risiede il più alto significato dell’autenticità, del distacco e della purificazione. Occorre mostrare il proprio sé (“Ro”), disvelando cuore e mente (“ji”), opportunamente ripulite da ogni orpello, posa, o sofisticazione. Con Roji siamo all’interno di quel giardino giapponese che attornia le case da tè: lì si può assistere alla cerimonia stessa, essere testimoni di una ritualità ad alto valore simbolico, ma non esente di senso di realtà e aderenza all’essenza dell’uomo. La lentezza della pratica del tè, che ha una funzione eminentemente purificatrice, è riverberata sul piano estetico-musicale dal trio in questione: il Japanese Garden, formato da Federico Carnevali alla chitarra, Giovanni Miatto al basso acustico e Carmine Casciello alla batteria. Il suono è sentito e pensato come accadimento magico e come evento assoluto, con una naturale e spontanea attenzione per la gestione delle nuance timbriche e delle risonanze di frequenza.  Pur prevalendo l’incedere in ritmo ternario (lo sono i tre i pezzi originali “Roji”, “Lagom” e “Fjords”), e non mancando un già maturo approccio ritmico-scompositivo, il senso di avanzamento del tempo è privo di fratture o forzature, si presenta pacato, riflessivo, stabile (in tutte le tradizioni mistiche, l’homo contemplativus è il paradigma del vero homo faber). Euritmia, si direbbe. Non inganni però questa percezione di tranquillo procedere: esso è generato da rigore strutturale nella disposizione delle voci, precisione negli unisoni,  autentica urgenza espressiva, e da una non comune empatia dialogica. Come nella miglior “tradizione” improvvisativa del m. Stefano Battaglia (di cui i tre sono stati allievi) l’istantaneità è verità, e l’essenzialità apre la porta di ogni narrazione drammaturgica. Il comporre/improvvisare del trio si stabilisce allora in quel particolare tipo di spazio dell’esperienza che Gaston Bachelard chiama “immensità intima”. Possiamo pertanto affermare che i tre giovani musicisti sono già riusciti ad entrare nel loro proprio corridoio espressivo, evitando la tendenza oggi sempre piuttosto diffusa: essere altro da ciò che si è.

Trackilist

01. Roji
02. A Diosa
03. Lagom
04. All Apologies
05. Fjords
06. O Sacrum Convivium
07. Four Sticks