IONIO, Talassocrazia

Talassocrazia

Sono in due, Fabio Savino alle chitarre e Andrea D’Agata alla batteria, e fanno una cosa che mi piace: spaccano. Sì, lo so, non è giornalisticamente professionale usare questi aggettivi, ma se metti su il loro cd e te lo spari nelle cuffie ti viene da sobbalzare, per esempio quando gli inaspettati passaggi sabbathiani di “Marmoriano’s Holidays” si mescolano alle stilettate math figlie tanto degli Helmet quanto dei Don Caballero. Già col titolo d’apertura (da applausi per la vaga allitterazione) si capisce dove i due vogliano andare a parare, e cioè in quel misto di rock pesante che non dimentica l’ironia (di quanta ce n’è bisogno al giorno d’oggi), infatti con “Il Segreto Di Emiliana” si permettono il lusso di innestare una sequela di bestemmie in dialetto barese tra le maglie di un suono che è magma puro. Non stiamo però a citarli tutti, i pezzi, sennò facciamo notte (dovete ascoltarli, è un ordine!), ma questo disco d’esordio merita attenzione, senza stare a pensare troppo a chi e cosa somiglia, d’altronde nessun musicista è immune a inevitabili confronti. Uno però lo faccio, e mi rimangio la parola appena data: Oxes. Ve li ricordate quei tre scalmanati di Baltimora che fecero uscire un paio di dischi e una manciata di ep sul finire dei Novanta? Ecco, siamo all’incirca in quello stato, maledettamente affascinante, che coniuga in modo perfetto l’heavy rock più risoluto con le atmosfere notturne di Fugazi & co. (“R.J.”)… e ci sono ricascato, accidenti… Come da programma, c’è poi la suite finale di “Ionio”, lunga elucubrazione che già mi immagino nata con il supporto di sostanze proibite mentre si osserva il tramonto al largo di quel mare a Sud tanto vituperato. Ci mancava un tocco di poesia, insomma, e l’avete servito su un piatto d’argento.

Quindi, per chiudere: non si inventa nulla di nuovo, sia chiaro, ma Talassocrazia pur essendo leggermente acerbo è un signor disco. Credo di avere espresso chiaramente il concetto…