INQUISITION + NERODIA + KYTERION, 13/4/2017

Roma, Traffic. Ringraziamo Martina Santoro per le foto.

A soli due giorni di distanza dalla data di Sick Of It All e Growing Concern (show micidiali di entrambi), torno al Traffic in occasione della calata romana degli Inquisition, colossi del black metal americano che molto spesso passano in Italia, ma che dalla Capitale mancavano da cinque anni.

La serata inizia coi Kyterion, band black bolognese con un sound molto scandinavo, che rimanda ai grandi maestri del genere. Nella mezzoretta a loro concessa si dimostrano senza infamia e senza lode, un buon gruppo di apertura, che non ha però troppa inventiva. La loro scelta di suonare incappucciati potrebbe sembrare una soluzione interessante, ma negli ultimi tempi molti la adottano (Mgła, ad esempio) e, a dirla tutta, se non sei i Midnight la cosa non ha questo grande impatto a livello d’immagine. Però, a parte questo, il loro è stato un concerto onesto: non esaltante, ma nel suo piccolo anche godibile.

Seguono i Nerodia, band romana che da anni porta avanti un black/death un po’ banale, non brutto ma abbastanza anonimo. Live non sono particolarmente convincenti: dal punto di vista tecnico ci sanno fare e sanno anche stare sul palgo, ma alla fine dei giochi continuano a essere un gruppo nella media, che non lascia quasi nulla. Piccola precisazione, forse superflua: suonare il genere che suoni e urlare dajeeeeeee al pubblico, con tanto di corna in aria, è il modo più facile per rendersi ridicoli, pure se in fondo non si è poi così pessimi. Queste sono le piccole cose che uccidono esibizioni in fondo non così tanto sgradevoli.

Dopo un’introduzione molto lunga, a luci quasi spente, è finalmente il turno degli Inquisition, che attaccano con “From Chaos They Came”, alla quale segue “Ancient Monumental War Hymn”. Pur essendo solo in due, la loro resa live è eccellente. Dagon da solo ha la presenza scenica di tre/quattro musicisti almeno, il che è una qualità abbastanza rara. Forse il fatto che il palco non sia così grande aiuta, ma non c’è quella sensazione di vuoto che danno certe formazioni a due (nelle quali è come se il frontman fosse l’unico componente, visto che il batterista è alle spalle).

La scaletta di questa sera comprende molto materiale nuovo, tratto dall’ultimo Bloodshed Across The Empyrean Alter Beyond The Celestial Zenith e c’è poco tempo per quello datato, ma per nostra fortuna molti sono gli estratti dal capolavoro Ominous Doctrines Of The Perpetual Mystical Macrocosm: “Astral Path To Supreme Majesties”, “Desolate Funeral Chant”, “Hymn For a Dead Star” e “Command Of The Dark Crown”. Si chiude con “A Magnificent Crypt Of Stars” un concerto impeccabile, che nonostante la setlist un po’ discutibile non ha assolutamente deluso le aspettative.

Gli Inquisition si riconfermano uno dei migliori gruppi black metal in circolazione, in grado di trasmettere live la stessa atmosfera che c’è su disco.