INCANTATION + SUICIDAL CAUSTICITY + DR. GORE + NEID, 16/5/2018

Roma, Traffic. Le foto sono di Josephine Shrink Marcuccio, che ringraziamo.

In questi tempi in cui molti nomi classici ritornano in maniera discutibile ci sono gruppi che non hanno mai smesso di farci sognare grazie a dischi di qualità e live di tutto rispetto. Tra questi troviamo senza dubbio gli Incantation, dei quali abbiamo parlato molto bene anche quando ci siamo occupati del loro ultimo disco Profane Nexus. Da Roma mancano da molti anni (per l’esattezza quattordici, quando, nel 2004, suonarono all’Alpheus con Behemoth, Krisiun e Ragnarok per promuovere Decimate Christendom) e l’attesa per loro è tanta.

Stasera ad aprire le danze ci sono i viterbesi Neid, una band grindcore che a Roma e dintorni si fa vedere molto spesso e che ha sempre un suo pubblico affezionato, stasera ancora una volta presente nonostante il gruppo inizi presto, poco dopo le otto e mezzo. Li ho beccati molte volte e sono sempre una garanzia, con un bel tiro che riflette quei dieci anni di carriera durante i quali si sono esibiti in tutto il mondo (con tour anche in posti molto lontani come l’Indonesia o Cuba). Stesso discorso vale per i Dr. Gore, altra band locale attiva da ancora più tempo (dal 2002), che oggi presenta il nuovo disco From The Deep Of Rotten, prodotto dalla prestigiosa Bizarre Leprous Production (etichetta ceca nota in ambito pornogore per aver fatto uscire molti dischi di Rompeprop, Plasma, Ingrowing e Jig-Ai). Anche in questo caso ho perso il conto delle volte che li ho incrociati (fino a non molto tempo fa non era molto difficile ritrovarli in una serata nella Capitale) e devo confermare che non deludono le aspettative. Vorrei dire lo stesso dei Suicidal Causticity, ma trovo il loro concerto abbastanza noioso: il gruppo è composto da membri di band toscane come Subhuman e Sickening e attualmente sta sotto la giapponese Amputated Vein Records, che nel brutal ha un ottimo giro… credo però che il suo sound sia molto scontato e che non brilli per particolare personalità.

Finalmente arriva il turno degli headliner, che senza intro né accenno di line check iniziano con “Christening The Afterbirth”. I suoni in un primo momento sembrano un po’ confusi e la chitarra di John McEntee è un po’ più bassa rispetto a quella di Sonny Lombardozzi, ma per fortuna nel corso della performance la situazione si aggiusta. La prima volta che li vidi nel lontano 2004 erano ancora in tre e al basso c’era ancora il compianto Joe Lombard (morto suicida nel 2006): anche all’epoca furono devastanti, ma con questa formazione a quattro elementi il risultato è superiore. La scaletta riprende diverse cose dagli ultimi Profane Nexus e Dirges Of Elysium, ma si compone anche di grandi classici come “The Ibex Moon”, “Rotting With Your Christ”, “Shadows From The Ancient Empire”, “Immortal Cessation” e la conclusiva “Devoured Death”, gran finale di un concerto impeccabile. Il pubblico reagisce molto bene, e non c’è da stupirsene: se escludiamo band come gli Autopsy, che ormai si trovano solo ai festival grossi all’estero, gli Incantation sono rimasti, assieme ai conterranei Immolation, uno dei pochi nomi dell’epoca d’oro del death metal in grado di produrre ancora dischi decenti, a suonare live in maniera impeccabile e ad andare in tour abbastanza spesso. Per questa ragione è sempre una buona idea esserci se passano dalle vostre parti.