IGORRR + BOLOGNA VIOLENTA, 22/10/2017

Segrate (MI), Circolo Magnolia. Le foto sono di Antonio Cassella.

Prendete una domenica sera qualunque, con la stanchezza del fine settimana che si conclude e la consapevolezza greve dell’incombente ritorno al tram-tram lavorativo. Aggiungete un clima avverso, che, dimentico dell’estate, inizia a irrigidirsi e scoraggia le sortite, ancorando l’animo al tepore del divano e al comfort della propria casetta, magari già riscaldata per meglio far fronte alle imminenti intemperie milanesi. Insomma, non un idillio. 

Adesso però prendete il Magnolia, attivate quelli di Hardstaff Booking e fate realizzare loro una serata con due gruppi, ciascuno dei quali guidato da un’individualità artistica forte ed eccellente, geniale; se volete concedervi un azzardo, mescolate bene ed eccovi speziata a dovere l’altrimenti sciapa serata, un’offerta che non si può rifiutare. 

Val la pena, allora, partire un po’ prima da casa, affrontare le durezze della tangenziale, reperire il parcheggio un po’ dove capita in zona Linate e prendersi una sana botta di freddo subito dopo cena (l’età avanza) pur di arrivare in tempo per assistere alle prime sfuriate di Nicola Manzan e Alessandro Vagnoni.

Il palco è quello esterno, piccolo ma accogliente, con un’acustica davvero buona che fa ben sperare per quando i volumi si alzeranno e si scatenerà il pandemonio di Igorrr. Prima del piatto forte, però, lo spettacolo di Bologna Violenta non può essere fatto passare in cavalleria. La scaletta propone un ripasso dei pezzi più classici e chitarristici, ri-arrangiati nella nuova versione a duo e utilizzati a mo’ di cornice per racchiudere il nuovo lavoro, Cortina, che viene eseguito nella sua interezza. Questi brani, presentati per la seconda volta in assoluto, sono molto più minimalisti e vedono il contributo fondamentale della batteria di Vagnoni, che qui può mettere il proprio talento ancor di più al servizio della composizione. La fan da padrone il violino, adeguatamente distorto ed effettato per dar più sostanza al suono, e i ritmi spezzati da frequenti pause, che creano un dialogo tragico tra i due strumenti. Tensione continua e brevissimi momenti di risoluzione sostengono i botta e risposta degli esecutori, che sfruttano la concisione dei brani per dare consistenza alla prova. Dopo un’altra manciata di schegge impazzite, condite come sempre dal sarcasmo e dall’autoironia di Manzan, si chiude il set di Bologna Violenta.

Giusto il tempo per un giro di saluti, una rapida occhiata al banchetto del merchandise ed è tempo di accogliere Igorrr (per chi non lo sapesse, il progetto del francese Gautier Serre, oggi divenuto qualcosa collettivo, che mette assieme breakcore, metal estremo e altro ancora).

La scena allestita è essenziale nella sua simmetria: una batteria decisamente metal sulla destra, con tanto di doppia cassa e rack, un altarino da dj sulla sinistra, ricoperto da un drappo nero col nome della band proiettatoci su, per una sintesi perfetta dell’intenzione dell’artista francese: sposare mondi musicali assai diversi fra loro in maniera raffinata e brutale al tempo stesso. Uno a uno i quattro componenti entrano in azione e iniziano a riproporre in maniera tanto fedele quanto vivida una serie di brani che abbraccia l’intera discografia del progetto, con particolare attenzione per l’ultimo lavoro, Savage Sinusoid. Già dopo pochi minuti si capisce che cosa voglia dire assistere a un concerto di Igorrr: una continua altalena di stupore e adrenalina, durante la quale non si può né smettere di ammirare la bravura tecnica dell’ensemble, né evitare di essere coinvolti, travolti e stravolti da continue bordate alternate a momenti lirici altissimi.

Pezzi diretti e frontali come “Spaghetti Forever” e “Viande” fanno da contraltare alle aperture più eteree di “Tout Petit Moineau”, in cui spiccano in particolare le straordinarie doti canore di Laure Le Prunenec, vera anima irrequieta della serata insieme al suo complice Laurent Lunoir. Come ovvio non mancano mai i momenti in cui l’elettronica la fa da padrona oppure pezzi come “Opus Brain” e “Cheval”, divenuti simbolo inconfondibile del sound di Igorrr. Dalla sua postazione Gautier Serre ci delizia con i suoi campionamenti, lasciandosi trasportare dallo scorrere delle sue composizioni e dal drumming irrefrenabile di Sylvain Bouvier. Tutto è talmente sotto il suo controllo da lasciargli lo spazio di divertirsi e incitare la folla: la sua creatura è viva e cammina con le proprie gambe, la musica va avanti imperterrita. 

“Ieud”, con il suo finale di flauto dolce, chiude il set principale, cui seguono, a furor di pubblico in visibilio, un generoso encore e uno scherzoso ma sentito saluto da parte dei quattro francesi, che si dilungano volentieri nell’entrare in contatto con chi si ha deciso di presentarsi al Magnolia questa sera. 

Per più di un’ora e mezza non è stata che la musica a parlare, nessuna interruzione della finzione e della magia. Una narrazione delirante, caotica e continua, all’interno della quale ci si perde, ci si ritrova, si viene ipnotizzati e infine si realizza che è inutile opporre resistenza: è un dolce naufragare nel mare del folle genio.