IDLEGOD, Idlegod

Nati dalle ceneri dei Ghost Empire, nome ormai storico della scena nazionale, i toscani Idlegod arrivano qui grazie all’interessamento di una serie di etichette che non hanno bisogno di presentazioni, di certo tra le più influenti quando si tratta di setacciare il nutrito sottobosco italiano in cerca di nuove realtà da sostenere e presentare a un pubblico sempre affamato di note sottoposte a maltrattamenti e abusi di ogni genere. Il motivo di questo interessamento è presto spiegato e, per nostra fortuna, non si limita ai nobili natali dei musicisti coinvolti, ma si annida tra le pieghe di un suono che spazia tra doom e sludge, con una patina di ferocia palpabile a rendere il risultato finale ancora più crudo e denso. È proprio questo suono spesso, che si trascina pieno di livore ma appare al contempo maestoso, quasi ieratico, a dare una spinta simile a quella di Morne o Black Shape Of Nexus, proprio per come esce dalle casse e si diffonde nella stanza fin quasi a occupare lo spazio fisico che circonda l’ascoltatore. Di certo l’esperienza di chi fa parte della band (si parla di gente che ha suonato in Glooming Geek,  Mathians, Stoner Kebab, Devoggol, Cosmotron, Ermes, Quiet Pig, oltre che nei già citati Ghost Empire) aiuta a gestire un simile armamentario senza perdere la bussola o appiattirsi sulla mera ricerca sonora, un tratto che si avverte nella scrittura e nella capacità di stemperare l’avanzata pachidermica con sprazzi di calma apparente come all’interno di “Nothing More Than Earth”, esempio lampante di come si possa giocare con vuoti e pieni senza per questo compromettere la potenza di fuoco. Davvero una gradita sorpresa per chi ama bagnarsi in certe acque tumultuose e soprattutto un album in grado di coniugare un uso smodato della distorsione con la composizione di brani che si imprimano in mente e lascino traccia una volta finito il giro di giostra. Per quanto ci riguarda il risultato è raggiunto e non vediamo l’ora di osservare gli Idlegod in azione dal vivo, dove certe esplosioni potrebbero fare danni enormi ai nostri timpani. Promossi.