I WAS A BOY, Cesenatico

I Was A Boy, per le informazioni in mio possesso, è la prima avventura sonora in solitaria di Tiberio Faedi, sapiente dj e selecter di Silent Radio, nonché sapiente grafico dal tratto rigoroso ed illuminante.
Qui par di ascoltare i suoni brumosi di un flashback che va lontano, armonie prolungate che tessono nenie nebbiose e posate. I titoli evocativi, la lettura da remoto di Simon MacCorkindale alle prese con un Joseph Conrad ebbro d’eco, tutto conduce in uno stato che non è né veglia né sonno. È ricordo, svanito e trasformato, suono fantasma ed ambientale. È musica solitaria e notturna, violentemente intima e personale, difficile da catturare ma impossibile da non amare. Impossibile perché saggiamente fa direttamente un’evocazione, ma prepara il terreno per quella personale di tutti noi, in una costruzione di un setting emotivo e fisico simile alle pratiche di autoinduzione, di trascendenza e di viaggio.
È un disco, Cesenatico, che non racconta storie e per questo è difficilmente descrivibile. Un disco lieve e impalpabile, niveo e quasi trasparente. Un disco che segna uno stacco importante da quanto creato insieme a Costanza Scaroni e a Vittorio Guindani come Girl In Blue, immobile ed auto-centrico come un carillon. Un disco che fa di questa circolarità la sua forza, prendendo tanto dal minimalismo quanto dall’out folk e dal languore più esplicito di shoegaze e post-rock. Una stilla di luce in “Summer Hit”, che brilla in spiaggia come una biglia ritrovata dopo anni scavando nella sabbia, prima di perdersi ancora una volta nelle sue immagini riflesse.
Un disco che è un’attesa, una speranza e un viatico insieme, un girovagare molto più saziante del miraggio dell’arrivo e che Tiberio Faedi, con mano e gusto inappuntabile, libera coscientemente nelle nostre sinapsi.