HYPERWÜLFF, Volume Two: The Divide [+ full album stream]

Volume Two: The Divide

Gli Hyperwülff ci avevano lasciato con la curiosità di sapere come sarebbe andato a finire lo scontro con l’eterno nemico Robogoat, oltre che con la voglia di scoprire come si sarebbe evoluto il suono di un progetto che aveva catturato l’attenzione sin dal suo debutto (a tutti gli effetti un antipasto) e che aveva ribadito le proprie potenzialità con il primo album Volume One: Erion Speaks.

Finalmente, a tre anni di distanza, siamo in grado di farvi ascoltare il nuovo capitolo della storia, un lavoro che aggiunge spezie e maggiore profondità all’insieme senza alterarne i tratti fondamentali. Se, infatti,  ciò che colpisce subito è la bramata botta di pancia che spinge a scapocciare e offre una prova di potenza da manuale (con quel retrogusto da metal della Georgia che ruggisce sin dalla prima traccia), con il proseguire degli ascolti si scopre un mood meno impulsivo ma, proprio per questo, anche più profondo e duraturo. Il pregio dei due sta proprio nell’aver saputo evolvere una formula sonora già di per sé interessante, senza per questo rinnegarla e operare bruschi cambi di direzione: piuttosto si è lavorato sui vari strati e sugli incastri per costruire un linguaggio sfaccettato e ricco di rimandi diversi, così da non ripetersi. In alcuni momenti si potrebbe parlare di viaggio del Lupo fino al deserto della California, in altri si avverte una pulsione noise quasi helmetiana, poi lungo la strada appaiono persino bagliori post-rock dal forte sapore cinematografico e una chitarra che si lancia in una melodia degna dei Thin Lizzy, ma sono suggestioni che affiorano per scomparire nel volgere di poche battute tra i flutti di un suono che ormai si è fatto maturo e sempre più personale, un agglomerato cosmico – termine non usato a caso –  di input frullati e risputati sull’ascoltatore tra distorsioni valvolari, feedback e rumore bianco, il tutto a uso e consumo di una trama complessa e al contempo coinvolgente. Per questo, a fianco delle grafiche (ormai imprescindibili) e dei testi, troviamo stralci di diario e una cartina con cui seguire i protagonisti, perché gli Hyperwülff hanno saputo creare una vera e propria saga epico/spaziale che offre nel suo divenire innumerevoli colpi di scena.

Ovviamente non faremo spoiler sull’esito dello scontro o sulle vicende successive, ma ci preme sottolineare come di questi tempi riuscire a beccare un tratto caratteristico che si sposi con la musica – in modo da creare un’esperienza a tutto tondo – è un modo per contribuire alla causa con quel famoso quid necessario per creare l’attesa e fidelizzare il proprio pubblico. Detta così, potrebbe quasi suonare come una faccenda di marketing, in realtà si tratta di un qualcosa di più complesso e che riguarda in primis gli stessi musicisti coinvolti, ormai chiaramente risucchiati all’interno di un concept che ricorda uno di quei videogame da cui non ci si riesce a staccare.

Tutto qui, tutto all’apparenza estremamente semplice, almeno raccontato a parole. Buon ascolto.