HUMAN IMPROVEMENT PROCESS, Deafening Dissonant Millennium

Human Improvement Process

La prima impressione che si ha di fronte a Deafening Dissonant Millennium è quella di aver a che fare con un tipico album di technical death-metal, potente e dai suoni pompati a dovere, ma in fondo non troppo distante dai classici standard del genere da un tot di tempo a questa parte. Con lo scorrere dei minuti, però, partono delle schegge che esplodono all’interno dei brani, donando un piglio personale a un lavoro che così si distacca dall’eccessiva ripetitività di molte proposte simili. Si tratta di aperture ricche di atmosfera, variazioni nelle vocals, destrutturazioni del riffing e, in genere, di tutta una serie di piccoli elementi utili a spezzare la corsa dell’album, a tratti con un effetto straniante e in grado di disorientare l’ascoltatore. Sono interventi magari non sempre perfettamente a fuoco, eppure comunque benvenuti, perché permettono a Deafening Dissonant Millennuim di imporsi come un disco coraggioso, sfaccettato e alla ricerca di una strada propria, affrancata da cliché e stereotipi ormai consolidati. Di certo ci si trova di fronte a qualcosa di ambizioso, in cui brutalità e melodia, attitudine in your face e piglio sperimentale, tradizione e ricerca si alternano e a tratti si fondono senza scadere mai troppo nell’effetto patchwork, rischio maggiore quando si lasciano infiltrare influenze così disparate nel proprio suono. Di certo un album non semplice e sempre sul limite, ma è proprio questa sua natura di scommessa a rappresentarne anche l’aspetto più intrigante e riuscito.