HOLYPALMS, Jungle Judge

jungle-judge

La cosa è andata più o meno così: Luigi Monteanni e Matteo Pennesi, marchigiani entrambi e parte di Tetuan e Babau, mentre sono alla ricerca di sonorità speziate per la loro tape label Artetetra s’imbattono nel lavoro solista di Pavel Eremeev (batterista della math noise band russa uSSSy), che adesso incide con lo pseudonimo di Holypalms. Lo contattano, vorrebbero stampare un suo ep del 2014, ma Pavel propone loro una cosa nuova, fresca fresca: scatta la scintilla e si decide per Jungle Judge.

Il bagaglio psichedelico del moscovita, sia in solitaria, sia con gli uSSSy, rimanda molto ad alcune band italiane per le quali il confine fra esotico ed esoterico si fa labile: gli stessi Tetuan, Al Doum & The Faryds o, nelle virate space rock, i Lay Llamas. Se vogliamo, la propensione di Holy Palms verso certi suoni è ancora più smaccata: Jungle Judge è un’abbuffata di scale arabe e indiane, il dispiego di sitar, darbouka e tabla è praticamente senza ritegno. Eppure la cosa funziona, il nastro ha un suo equilibrio ed una sua strana, quasi perversa, godibilità: Jungle Judge procede per fiammate, alternate a momenti più statici in cui si fa largo una psichedelia umidiccia, variamente rumoristica. Eremeev, messa da parte la batteria ed imbracciata una chitarra baritona grassa e distorta, sposta di continuo il proprio sguardo dall’India degli incantatori di serpenti al Medio Oriente, su fino al bacino del Mediterraneo, divertendosi a mescolare le carte, a incasinare tradizioni e ritmiche. Amalgamando elementi sintetici con le percussioni etniche crea falsi dabke, falsi chaabi, persino una tarantella occultata dietro l’andatura felpata del dub (“Picking The Right Leaves”), tutto con un’energia veramente fuori dal comune.

Jungle Judge è appena stato pubblicato su nastro in edizione limitata a 200 copie, perfettamente incastonato tra le altre uscite 2016 di Artetetra: Kink Gong, Futeisha e lo split di Lay Llamas e Tetuan.